Il Botswana, di fronte al calo
dei ricavi derivanti dall'estrazione dei diamanti, ha firmato un
accordo con il leader mondiale del settore, De Beers,
notevolmente più favorevole al paese dell'Africa meridionale
rispetto al passato.
L'accordo di vendita decennale, con un'opzione per altri
cinque anni, prevede che la Okavango Diamond Company, di
proprietà statale, "venderà il 30% della produzione e la De
Beers il 70%" durante i primi cinque anni, secondo una
dichiarazione rilasciata dal gruppo De Beers. In precedenza, la
ripartizione era del 25%-75% dal 2020 e del 10%-90% prima di
allora.
Il nuovo accordo, firmato oggi durante una cerimonia
ufficiale dal presidente Duma Boko, eletto a novembre dopo una
storica transizione politica, aumenterà la quota del Botswana al
40% per i prossimi cinque anni e addirittura al 50% in caso di
proroga di altri cinque anni. Abbastanza per compensare in parte
il calo della domanda mondiale di diamanti e la concorrenza
delle pietre sintetiche, che hanno gravato sui ricavi di questo
Paese, secondo produttore di diamanti al mondo dopo la Russia.
Debswana, una joint venture tra lo Stato e De Beers, detiene
il monopolio della produzione di diamanti in Botswana. Dal 2022
il mercato dei diamanti soffre la concorrenza delle pietre
prodotte in laboratorio, che rappresentano alternative molto
meno costose a quelle preziose estratte dalle miniere. Anche
l'indebolimento della domanda in Cina, dovuto in particolare al
rallentamento del numero di matrimoni, contribuisce al calo dei
prezzi. Il Paese è il secondo consumatore di diamanti dopo gli
Stati Uniti. Fondata nel 1888 in Sudafrica dal colono britannico
Cecil Rhodes, la De Beers è ora posseduta per la maggioranza dal
gigante minerario britannico Anglo American e per il 15% dal
governo del Botswana. Giovedì scorso Anglo American ha
dichiarato di aver svalutato la De Beers, che per lungo tempo ha
dominato il mercato mondiale dei diamanti ma che ora sta
cercando di vendere.
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