"Quella di stasera è un'amara sconfitta. E questo va detto in modo chiaro. Ma sulla base di questo risultato dobbiamo andare avanti insieme".
Con queste parole Olaf Scholz si è assunto la responsabilità del crollo dei socialdemocratici tedeschi alle urne, precipitati al 16% rispetto al 25,7% del 2021.
Anche per il segretario generale dell'Spd Matthias Miersch quella del partito "è stata una sconfitta storica, ed è una serata amara per noi. La coalizione semaforo è stata bocciata", ha ammesso, e alla domanda sulla possibilità di far parte del prossimo governo, in coalizione con con i conservatori, ha risposto: "L'ultima parola dovranno averla gli iscritti".
Ciò che sembra già scritto invece è l'epilogo della lunga carriera politica del cancelliere uscente: 67 anni, attivo in politica fin da studente, la sua famiglia è stata da sempre l'Spd. Una posizione che ha rivendicato con tenacia anche alla vigilia di queste elezioni, cui è arrivato politicamente provato ma determinato, al punto che a 24 ore dall'apertura dei seggi aveva sfidato l'orizzonte cupo tracciato dai sondaggi affermando: "Io non credo nei miracoli, ma nella vittoria". Molti sceglieranno i socialdemocratici, aveva aggiunto, "in modo che noi risulteremo abbastanza forti da far sì che io possa continuare a guidare il Paese". Non è andata così.
In campagna elettorale non si è certo risparmiato. Ma è stato evidentemente troppo tardi. Scholz è stato tacciato di aver mancato di leadership, di non aver tenuto il punto a Bruxelles, di non aver curato quanto dovuto i rapporti con Parigi. Critiche dure anche per la linea tenuta sull'Ucraina: è stato accusato a più riprese di tentennamenti, per paura di Putin. Non ha retto poi il paragone con Angela Merkel. Se nel 2021 i tedeschi avevano confidato in lui vedendovi una sorta di proiezione dell'amata cancelliere uscente, con la quale aveva collaborato a più riprese nei governi di grande coalizione, il voto ha sentenziato che succedere a Merkel era compito molto più gravoso del previsto.
Il destino di Scholz è quindi segnato, anche dalle parole del presidente della Spd Lars Klingbeil, che nel constatare il deludente esito elettorale ha lanciato un appello a voltare pagina: "Questo risultato comporterà un cambiamento radicale nell'Spd. Non servirà soltanto una riformulazione programmatica ma anche un riassetto sul piano dei dirigenti. Lo dico con assoluta chiarezza - ha rimarcato - servirà un cambiamento generazionale".
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