Le ultime cannonate di Trump colpiscono un'Europa già destabilizzata, faticosamente alla ricerca di un nuovo centro di gravità permanente, e che per certi versi continua a scegliere la strategia dell'opossum: fingersi morta dopo ogni bomba lanciata dal presidente Usa. Il ragionamento è il seguente: sappiamo com'è fatto, non reagiamo alle provocazioni. Bruxelles, nel pieno della tempesta, tiene allora la barra dritta, approvando il 16esimo pacchetto sanzioni contro la Russia, per indebolirla ulteriormente. "Il Cremlino non spezzerà la nostra determinazione", promette l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas.
Il mondo però sta cambiando intorno all'Europa ad una velocità disarmante ed è tutto da vedere se fingersi morti sarà una strategia sostenibile ancora a lungo. "Manteniamo gli occhi fissi sulla palla, ignoriamo la confusione", spiega una fonte diplomatica di uno Stato membro, che giudica come più "potabile" l'approccio pragmatico mostrato a Riad. Ma da opossum a struzzo è un attimo, il rischio di ficcare il capo sotto la sabbia altissimo. Gli americani, dopo l'incontro in Arabia Saudita, hanno parlato espressamente di "possibili operazioni economiche congiunte" coi russi, per esempio nell'Artico. Dunque, anche qui, l'Unione Europea potrebbe, per inerzia, proseguire la corsa su un binario che si rivela poi morto (come la sua crescita economica tra dazi, prezzi esorbitanti dell'energia, paralisi dovuta ai veti incrociati delle capitali).
Il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, in quanto responsabile ultimo della politica estera dell'Ue, sta allora facendo ciò che è in suo potere per uscire dall'angolo in cui l'ha cacciata Trump: ha lanciato un processo di consultazioni bilaterali con i 27 per capire "cosa sono disposti a fare in termini di aiuti all'Ucraina" e quali sono le loro posizioni "sulle garanzie di sicurezza". Una specie, diciamo, di contro questionario rispetto a quello inviato dagli Usa alle capitali europee - ricevuto pure, a quanto si apprende, dallo stesso Costa. A seconda di quale sarà il risultato, si valuterà se convocare un Consiglio Europeo straordinario, ben consapevoli che adesso servono soluzioni pratiche più che nuove discussioni, in stile Parigi.
Ecco, il vertice organizzato da Emmanuel Macron deve essere allora visto come un primo giro di tavolo, viziato forse da aspettative troppo alte dato che - meglio ricordarlo - ogni Paese europeo ora si trova a dover affrontare temi squisitamente legati alla propria sovranità, ovvero l'invio di truppe all'estero in un teatro potenzialmente rischiosissimo (a quali condizioni e per quali obiettivi, peraltro, ancora non è chiaro). Costa, poi, si muove quasi in parallelo con il presidente francese, che ha ospitato all'Eliseo in videoconferenza un secondo vertice con i restanti leader europei (più il Canada), già soprannominato il summit degli esclusi. E che la settimana prossima, secondo quanto annunciato dal consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Michael Waltz, si appresta a volare alla Casa Bianca da Trump.
Nel mentre la regina d'Europa, Ursula von der Leyen, è a Barbados - l'isola caraibica nel cuore del golfo del Messico, o d'America, vallo a capire - per "approfondire i legami con gli amici, in questi tempi imprevedibili". La Commissione ha spinto molto sulla strategia opossum: se le si ritorcerà contro, potrebbe pagarne il prezzo.
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