Impiegare gli incassi derivanti dal
concordato preventivo biennale per portare il limite del secondo
scaglione Irpef fino a 56.000 euro di reddito, con benefici
massimi pari a 480 euro e un costo complessivo stimato pari a
1,2 miliardi. È l'idea espressa dal Consiglio nazionale dei
commercialisti, secondo cui "la previsione di incasso di 1,3
miliardi formulata dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo
può aprire diversi scenari di rimodulazione dell'Irpef per
ridurre la pressione fiscale", e "noi abbiamo più volte
ipotizzato l'estensione del secondo scaglione di reddito per
venire incontro al ceto medio, cioè ai contribuenti che
dichiarano oltre 50.000 euro di reddito imponibile, che sono
sempre stati esclusi fino ad ora da ogni intervento", afferma il
presidente nazionale dei professionisti Elbano de Nuccio.
"In questo caso - spiega - i contribuenti sopra 50.000 euro di
reddito imponibile vedrebbero ridursi l'aliquota di 8 punti
percentuali dal momento che, spostando in avanti lo scaglione,
chi prima si trovava nell'ultimo scaglione, quello con aliquota
al 43%, si ritroverebbe, invece, nel secondo con aliquota 35%".
La categoria nei mesi scorsi in precedenza aveva ipotizzato uno
spostamento del limite del secondo scaglione a 70.000 euro, e
ciò "produrrebbe un beneficio massimo pari a 1.600 euro per chi
dichiara 70.000 o più euro di reddito e benefici via via minori
per chi si trova sotto 70.000, fino ad azzerarsi in
corrispondenza di 50.000 euro di reddito. Il costo complessivo è
stimabile in circa 3,3 miliardi e coinvolgerebbe circa 2,8
milioni di contribuenti", recita la nota dei professionisti.
"Nel formulare la proposta - aggiunge de Nuccio - avevamo anche
detto che, sulla base delle risorse disponibili, il limite del
nuovo scaglione avrebbe potuto essere fissato ad un livello
intermedio in modo da avviare la modifica e via via che si
liberavano nuove risorse il limite avrebbe potuto raggiungere i
70.000 euro di reddito imponibile. Alla luce delle stime
attuali, pari a 1,3 miliardi, secondo le simulazioni della
Fondazione nazionale di ricerca dei commercialisti, il limite
può essere portato fino a 56.000 euro di reddito con benefici
massimi pari a 480 euro e un costo complessivo stimato pari a
1,2 miliardi di euro", si ribadisce.
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