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Responsabilità editoriale di Advisor
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Il settore bancario italiano nel 2024 è stato protagonista di un anno di profitti record, favorito da tassi d’interesse elevati e da una crescita delle commissioni. Tuttavia, per il 2025 emergono segnali di cautela: il calo dei tassi, la debole crescita del credito e le elevate valutazioni nelle operazioni di M&A potrebbero rappresentare rischi per il settore. Così evidenzia il nuovo report di Scope Rating dedicato al settore bancario italiano.
L'ondata di fusioni e acquisizioni potrebbe accelerare la tendenza secolare al consolidamento del settore bancario italiano, che al momento rimane uno dei più frammentati in Europa. Alla fine del 2023, così come mostra lo studio, 428 banche operavano nel Paese, con le prime cinque che controllano meno della metà delle attività totali del Paese. Si tratta di un numero molto inferiore rispetto a mercati più concentrati come Francia, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo e Grecia.
Il consolidamento è generalmente favorevole al profilo creditizio delle banche in quanto porta a maggiori economie di scala, aumentando il potere di mercato e migliorando la performance finanziaria a medio termine. Ma i rischi di pagare troppo per gli obiettivi o di stringere legami non ottimali sono diventati più probabili, poiché il posizionamento competitivo e la quota di mercato sono diventati i principali fattori di consolidamento.
È stata in primis l'offerta di UniCredit per Banco BPM ad aver innescato una reazione a catena nel settore bancario italiano. Gli operatori di medie dimensioni si stanno affrettando a concludere accordi non solo per espandere le loro operazioni, ma anche per difendere le loro posizioni di mercato.
La maggior parte dei principali operatori italiani sono coinvolti: UniCredit, Banco BPM, MPS, BPER e Mediobanca. Intesa che ha escluso ulteriori attività di fusione e acquisizione a livello nazionale dopo l'acquisizione di UBI nel 2020, e i gruppi cooperativi sono eccezioni degne di nota.
Il Crédit Agricole, che considera l'Italia come il suo secondo mercato domestico, non sta con le mani in mano: il gruppo ha aumentato la sua partecipazione in Banco BPM dal 9 al 15% per proteggere la capacità di distribuzione dei prodotti nel Paese attraverso partnership (anche con UniCredit tramite Amundi).
Guardando oltre secondo gli esperti della società di analisi ci sono proiezioni ottimistiche oltre il 2025. Banco BPM, UniCredit e BPER prevedono tutti rendimenti elevati a due cifre (RoTE >16%). Ma secondo gli esperti queste previsioni sono eccessivamente ottimistiche e soggette a rischi di ribasso, data l'incertezza delle condizioni economiche e monetarie.
Un elemento positivo è data dalla qualità degli attivi che rimane solida, grazie ai bassi tassi di insolvenza. Il rapporto medio lordo di NPL ha raggiunto, infatti, il minimo storico del 2,7% alla fine del 2024, grazie alle ulteriori vendite di NPL. Nel 2025 è prevista una qualità degli attivi stabile, grazie a condizioni favorevoli sia per il credito al dettaglio che per quello alle imprese.
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