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Responsabilità editoriale di Advisor
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I fondi di private asset sono concepiti tipicamente per i grandi investitori istituzionali, ma negli ultimi due anni diverse strutture hanno cercato di eliminarne la complessità operativa permettendo a banche, intermediari e gestori patrimoniali di offrire queste soluzioni anche ai loro clienti privati. In passato, le autorità di regolamentazione ritenevano che questo tipo di asset illiquidi non fosse adatto agli investitori retail, ma ora la situazione sta cambiando, soprattutto in Europa con il lancio degli ELTIF o dei LTAF nel Regno Unito. Ne parliamo con Richard Damming, (nella foto) co-head of private equity investments Europe di Schroders.
Quali sono le differenze di rendimento tra i mercati dei capitali privati e pubblici?
Molti si aspettano una sovraperformance dei private asset perché vengono percepiti come un investimento complesso e rischioso. Da un punto di vista di governance, il private equity in particolare offre protezioni molto forti. Si può assumere il controllo di una società e quindi si ha un'influenza molto maggiore sull'investimento rispetto all’investimento pubblico. Inoltre, nel private equity ci sono maggiori indicazioni sul fatto che i risultati passati possano orientare i risultati futuri.
Ovviamente non ci sono garanzie, ma a titolo di esempio, la ricerca della casa di gestione attiva nel mondo dei private asset, mostra che un fondo di private equity che ha ottenuto i migliori risultati ha una maggiore probabilità di rimanere un top performer negli anni successivi. Un fondo meno performante, invece, è più probabile che continui a esserlo. Investire nelle giuste strategie di private equity con i relativi gestori ha il potenziale per garantire una maggiore costanza nella generazione dei rendimenti.
Spesso l’attenzione di chi investe nel private equity è concentrata sull’Europa. Ci sono dei motivi particolari?
Il mercato europeo, essendo molto frammentato, offre la possibilità di sfruttare le inefficienze dei prezzi per le piccole e medie imprese, che spesso provengono da famiglie e imprenditori, e di creare valore attraverso trasformazioni di business investendo insieme a gestori specializzati. Le piccole e medie imprese possono avere un maggiore potenziale di miglioramento operativo, poiché di solito hanno meno risorse, team di gestione meno esperti e processi inefficienti. Queste caratteristiche si sposano con il buyout, una delle strategie di investimento del private equity, che consiste nell’acquisire una partecipazione di controllo in una società. Si può distinguere tra buyout di piccole e medie dimensioni e buyout di large e mega cap. Attualmente suggeriamo di guardare alle opportunità di buyout più piccole, perché in genere hanno una natura meno ciclica. I dati mostrano inoltre che in passato gli anni di recessione sono stati i migliori per investire in queste strategie.
Oltre a quelle finanziarie, quali sono le altre ragioni che spingono i clienti verso i private asset?
Molte volte è proprio la componente umana che spinge i nostri clienti verso i private asset. Investendo in una società non quotata, spesso si può avere l'opportunità di influenzare il management, ancor di più se l’impresa è di piccole dimensioni. Alcuni dei nostri clienti, ad esempio, sono medici spesso interessati all'innovazione nel settore sanitario, oppure molti dei nostri clienti privati sono anche ex-imprenditori.
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