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In evidenza
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(di Paolo Petroni)
SAMIR MACHADO DE MACHADO, ''IL
CRIMINE DEL BUON NAZISTA'' (SELLERIO, pp.191 - 14,00 euro -
Traduzione di Vincenzo Barca) - Un brillante, ironico, molto ben
congeniato e narrato giallo alla Agatha Christie, in cui, al
posto di un treno dell'Orient Express, troviamo un dirigibile
Graf Zeppelin proveniente dalla Germania nazista e, dopo uno
scalo a Recife, in volo verso Rio de Janeiro sorvolando per un
giorno e mezzo il Brasile. Tutti i protagonisti, viaggiatori
benestanti, visto il costo del biglietto, sono dunque chiusi in
uno spazio da cui nessuno può fuggire e dove, nottempo, uno di
loro viene assassinato e il corpo ritrovato la mattina chiuso in
bagno dall'interno.
L'autore, quarantenne, tra l'altro il traduttore in Brasile
dei romanzi del padre di Sherlock Holmes, Conan Doyle, ha una
scrittura precisa, leggera, basata in buona parte su un ottimo
dialogo tra convenevoli, risvolti intellettuali, impertinenze e
suscettibilità altezzose, ironie e asprezze un po' da
letteratura salottiera inglese, giocando su piccoli colpi di
scena, discorsi e dichiarazioni che possono apparire sospette di
alcuni, aggiungendo ingredienti diversi, dall'omosessualità alla
nobiltà decaduta, dalla propaganda nazista al dissenso.
Siamo nel 1933 e in viaggio ci sono Bruno Brukner della
kriminalpolizei tedesca, trentatreenne con lunga cicatrice sul
colto e distintivo nazista all'occhiello, che poi si troverà
inevitabilmente a condurre le indagini; Otto Klein, suo coetaneo
commerciante di caffè in un po' assurdo cappotto nero e con una
valigetta di pelle cui sembra tenere molto; un medico, Karl Kass
Voegler con i baffetti alla Hitler, sostenitore dell'eugenetica
nazista e della superiorità del sangue bianco; la baronessa
Fridegunde Van Hattem, gran bevitrice sempre un po' brilla e
dalla personalità forte di chi è nato nel lusso e è abituato a
essere obbedito, che viaggia di qua e di là dell'oceano per non
vivere mai un inverno, nemica dell'arte contemporanea, squallida
e dietro la quale c'è sempre un ebreo, ma Goebbels provvederà;
il giovane inglese William Hay, dotato di ironico humor che
infastidisce Klein e che tutti finiscono per sostenere sia
ebreo.
A essi si aggiungono il Signor Kubis, commissario di bordo
che serve a tavola il meglio della cucina tedesca ''mai stata
imputata di leggerezza e succulenza'' e ha visto cose che non si
può immaginare; il comandante Bruno Eckener, detesta i nazisti
ma è un eroe nazionale difficile da toccare e sempre in aria, e
suo figlio Kunut, il timoniere; gli uomini dell'equipaggio, dal
capitano Lehmann agli ufficiali Pruss e Wittemann.
Un giallo vivace e persino spiritoso, nelle sue allusioni e
echeggiamenti, a dar sapore a una realtà che naturalmente sarà
ben diversa da quel che sembra e pian piano anche le cose più
impreviste troveranno una loro collocazione razionale. Così, tra
passaporti falsi, zuppa di tapioca e proibite riviste patinate
con nudi artistici, foto dei ragazzi di Taormina in vesti
classicheggianti conditi di interventi letterari con firme da
Klaus Mann a André Gide, e persino la citazione di un film del
1919 ultra censurato su amori gay, ''Anders als die Anderns''
prodotto dal dottor Hirchsfeld, si giunge a una conclusione
morale incontrovertibile: ''l'unico modo concepibile in cui un
nazista può essere buono è da morto'', frase che chiude il
libro.
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