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In evidenza
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(di Mauretta Capuano)
YU HUA, LA CITTÀ CHE NON C'È
(FELTRINELLI, PP. 384, EURO 20.90). I sentimenti, i desideri, i
sogni, ma soprattutto i doppi amori e mariti nella Cina d'inizio
Novecento, da nord a sud. Nel suo nuovo romanzo, 'La città che
non c'è', appena arrivato in libreria per Feltrinelli, lo
scrittore bestseller cinese, tra i più tradotti nel mondo, Yu
Hua, da voce agli opposti e alle contraddizioni dei rapporti e
della vita.
"Contraddizioni sempre presenti, anche nella società
contemporanea dove si manifestano in modo diverso. Le relazioni
umane oggi sono diventate più spaventosi di quelle che descrivo
nel romanzo, in questo momento sono determinate anche dalle
armi. Basta pensare alle guerre in corso: il conflitto in
Ucraina, la drammatica questione palestinese e israeliana" dice
all'ANSA Yu Hua, più volte candidato al Nobel, vincitore del
Premio Grinzane Cavour nel 2012 con 'Vivere!'. Al Salone del
Libro di Torino appena concluso lo scrittore cinese è stato un
piccolo caso, inseguito dai fan e da tanti giovani che gli
chiedevano foto e selfie, ha visto il suo incontro spostato in
Sala Oro da 500 posti per non lasciare fuori nessuno e
Feltrinelli ha esaurito le sue copie allo stand.
Ma qual è 'La città che non c'è'? Neppure io lo so. Questa città
nel libro si chiama Wencheng come il titolo originale del
romanzo, ma non la trovi sulla carta geografica. Dopo l'uscita
del libro è nato un modo di dire che adesso è abbastanza di moda
in Cina: 'nel cuore di tutti noi esiste una Wencheng'" racconta
lo scrittore che è nato ad Hangzhou nel 1960. "Questa idea della
città che non c'è significa anche che in ciascuno di noi c'è
qualcosa che non riusciamo a ritrovare della nostra vita"
spiega Yu Hua.
Che effetto le ha fatto essere stato candidato più volte al
Nobel per la Letteratura? "È una cosa particolare perché ogni
anno c'è un solo scrittore che può vincere il Nobel, ma di
ottimi autori ce ne sono molti. Quindi non sono sicuro che il
Nobel sia l'etichetta per dire che un autore sia un grande
scrittore. Calvino, tra i miei preferiti, era un grande
scrittore ma non ha vinto il Nobel".
Autore per la tv all'inizio della sua carriera, Yu Hua è stato
anche protagonista di un reality che lo ha reso popolare. "Sono
ormai 30 anni che non scrivo più per la tv. All'epoca non si
viveva scrivendo romanzi, non si guadagnava abbastanza con la
letteratura. Quando le vendite dei miei libri sono decollate ho
smesso di lavorare per la tv perché quello che mi piace fare è
scrivere storie letterarie. Il reality a cui ho partecipato per
due edizioni, l'anno scorso e il precedente, era una specie di
Isola dei famosi in cinese. Si chiamava 'Leggo in un'isola'. È
stato divertente perché c'erano anche altri scrittori, molti
erano amici".
La Cina che lei racconta è quella del caos sociale e politico
della fine di un impero millenario, dilaniata da lotte
intestine. Un uomo del nord approda in una città del sud sotto
una bufera di neve con una bambina in braccio: cerca la madre
della piccola e una città che non c'è. Ma insieme a questa
storia ci sono tante altre storie di uomini, donne, mestieri
antichi e scomparsi che compongono un'epopea.
Come vede la Cina di oggi e il rapporto con l'Europa? "Dalla
fase della cosiddetta 'riforma e apertura' economica all'inizio
degli anni '80, ormai sono passati più di 40 anni. Stiamo
entrando nel 46esimo. Dal punto di vista economico il modello di
sviluppo ormai è arrivato a un punto di svolta, cruciale.
Sicuramente si devono operare dei cambiamenti, si apre un'epoca
nuova. Uno degli aspetti più sensibili è il problema della
disoccupazione intellettuale, tanti studenti universitari non
trovano lavoro. Il rapporto con l'Europa è una domanda
complicata perché in realtà le relazioni tra Europa e Cina
comprendono quelle tra la Cina e l'Italia, la Cina e la Francia,
la Cina e la Germania, ma con ogni Paese ci sono diversi
rapporti dovuti alle caratteristiche specifiche di ogni realtà.
È difficile parlare di rapporti tra l'Europa nel suo complesso e
la Cina perché in ogni Paese della Ue gli interessi nazionali
prevalgono su quelli europei".
La città che non c'è è il suo sesto romanzo, ma lei è anche
autore di racconti. Sta lavorando ad altro? "Sto scrivendo
racconti autobiografici, che riguardano la mia infanzia e quella
di mio figlio. Uscirà un libro a capitoli in cui sono legate le
nostre storie d'infanzia" anticipa la scrittore.
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