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In evidenza
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(di Micol Graziano)
SERGIO RIZZO, IO SO' IO (SOLFERINO,
PP. 292, EURO 19,90)
Sergio Rizzo, giornalista e coautore del noto bestseller e
saggio inchiesta La casta (2007), torna in libreria con Io so'
io - Come i politici sono tornati a essere intoccabili. Il
saggio, uscito per Solferino, passa al setaccio sprechi e
storture della politica italiana di oggi. Il titolo romanesco
riprende la battuta del Marchese del Grillo di Monicelli, e
deriva a sua volta dal sonetto Li soprani der monno vecchio del
poeta Giuseppe Gioachino Belli.
"C'eravamo illusi che con la repubblica gli italiani non
sarebbero stati più sudditi, ma cittadini. E come la legge
dev'essere uguale per tutti, anche chi pro tempore detiene il
potere o ha un posto in Parlamento per decisione degli elettori
dovrebbe avere, oltre ai medesimi diritti, anche gli stessi
doveri di coloro che l'hanno eletto", scrive Rizzo nel capitolo
Governare non può mai significare comandare.
Oggi "il Parlamento non ha più la funzione che la Costituzione
gli assegna", spiega Rizzo. "Dovrebbe essere - continua - il
luogo dove si concepiscono, si discutono e si approvano le
leggi; invece le produce il governo e il Parlamento si limita a
votare i suoi decreti, scritti dagli alti burocrati esperti
legislativi dei ministeri. Gli eletti dai cittadini dovrebbero
avere il controllo sul potere esecutivo, ma sono ridotti a
ratificare decisioni politiche prese dai capi dei partiti o
nelle stanze dei ministri".
Il saggio affronta anche il tema delle urne vuote, fenomeno
legato al fatto che gli elettori sono "sempre più delusi e
disorientati". "Gli italiani non vanno più a votare perché lo
ritengono inutile", commenta Rizzo che prosegue: "A cambiare
sono soltanto le parole. Cambiano i nomi dei partiti, come pure
i nomi dei ministeri. Cambiano così frequentemente che è
difficile stargli dietro, per la gioia delle ditte incaricate di
rifare in continuazione targhe, targhette, carte intestate e
biglietti da visita".
Nel paragrafo Meno onorevoli, stessi soldi di prima, Rizzo parla
di un altro argomento clou, ovvero quello degli sprechi e fa
sapere: "sebbene il numero dei parlamentari sia ridotto del 36,5
per cento, le dotazioni finanziarie di Camera e Senato non si
riducono di un centesimo. Cioè per i 600 deputati e senatori
attuali il Tesoro dà gli stessi soldi di prima, come fossero
ancora 945. Complessivamente poco meno di un miliardo e mezzo:
943.960.000 euro alla Camera, 505.360.500 euro al Senato".
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