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ANDREA SCAZZOLA, '1943. L'ITALIA NELLA TEMPESTA' (Meta liber, pag. 242, euro 25,00. Anche audiolibro gratuito letto dall'autore)
"Il crollo di un mondo avviene in un solo anno, il 1943. Un anno che stravolge la storia, e che marca definitivamente il Novecento italiano". Lo sottolinea Giovanni Floris nella prefazione al bel volume di Andrea Scazzola, '1943. L'Italia nella tempesta', un volume che è come un mosaico dove tutti i pezzi, ognuno significativo, spazzato via da quella tempesta ritrova il suo senso. Storia e letteratura, società e costume, in queste pagine ricostruiscono insieme, in modo assolutamente originale, la forma di un periodo drammatico che però ha messo le fondamenta ad un mondo nuovo. La distruzione è quella degli edifici che crollano nella realtà ma anche come enorme metafora di un crollo che parte dalla materia e travolge le anime costringendole ad una scelta definitiva. "E gli italiani, dal duce al re, dai generali ai soldati, dalla classe dirigente alla gente comune si trovano in quei mesi di fronte ad un bivio.
Ognuno avrà il suo, di bivio, ma sempre, per tutti, si tratterà di una drammatica alternativa di vita", scrive Scazzola consapevole dei tanti nessi con l'oggi. "Dopo i sogni ad occhi aperti, e a libri chiusi, di fine della storia, da qualche tempo siamo al risveglio, e ci rendiamo conto che la giostra ha ripreso a girare. Anche per questo, tornare a quell'anno che sembra così lontano può esserci utile ed istruttivo".
Ma ecco che nell'autore, che pure è studioso sopraffino, scatta l'anima del giornalista che non lascia mai a casa la passione per la cultura e queste pagine, prima che di cronaca, sono piene di citazioni di cinema, di letteratura, di musica, in un frullatore di stimoli. "Gli italiani nel 1943 sono 44 milioni e in media sono alti 1 metro e 69. Nascono in 882.105 e muoiono in 675.605, si celebrano pochi matrimoni ma le nascite, nonostante la falce della guerra, continuano a superare le morti". Ma hanno fame, lo testimoniano i documenti che qui Scazzola cita andando a ricercare negli archivi, pagine di vita vissuta che raccontano più di molto altro. Soprattutto delle donne, che la storia mette da parte, che il regime dimentica.
Ci sono tutti i momenti centrali, Stalingrado e la ritirata dal Don, il Ghetto di Varsavia, la ritirata dall'Africa, le bombe su Roma, il 25 luglio e il crollo del fascismo, il ruolo di Badoglio, l'8 settembre, Napoli, Salò, la razzia nel ghetto di Roma, il regno del sud, il Vaticano, fino alla fine dell'anno quando sulle macerie e la polvere si può cominciare a ricostruire la speranza. Che ancora una volta ha il volto di una donna che supera quel concetto di divisione, di spaccatura, dell'essere divisi a metà che è poi la cifra di questo anno drammatico.
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