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In evidenza
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(di Paolo Petroni)
ISRAEL JOSHUA SINGER, ''LA NUOVA
RUSSIA'' (ADELPHI, pp. 276 - 19,00 euro - Traduzione di Marina
Morpurgo) - Isaac Jeoshua Singer, grande scrittore e fratello
del premio Nobel per la letteratura Isaac Bashevis, nota subito
sin dal primo giorno a Mosca e poi ripete più volte durante il
suo viaggio in Russia tra gli ultimi e i primi mesi del 1926 e
27, a dieci anni dalla rivoluzione d'Ottobre e quattro dalla
vittoria bolscevica e la fine della guerra civile, che quel che
''contraddistingue oggi l'intera città, l'intera Russia'' è un
''miscuglio fantastico di moderno e antico in un'unica terra, in
un unico luogo'', come dimostra sul Cremlino il coesistere della
bandiera rossa comunista e l'aquila bicipite simbolo degli zar e
della Chiesa.
E' l'inizio, ma anche la forza vitale e contraddittoria che
segnano tutto questo libro, per la prima volta tradotto in
italiano, grazie al lavoro che la curatrice Elisabetta Zevi sta
compiendo negli archivi dei Singer, nato dal viaggio come
inviato del quotidiano yiddish di New York 'Forverts' di cui è
corrispondente dalla Polonia. L'autore aveva vissuto tra Kiev e
Mosca per tre anni dal 1918, nel pieno dell'effervescenza e del
caos rivoluzionario, e quindi scrive queste pagine capendo al
volo cosa stia già cambiando e sapendo che ''nel corso di pochi
mesi non è possibile arrivare a conoscere una parte di mondo
immensa e complessa e nuova quale è la Russia odierna'', quindi
proponendosi di non di dare giudizi ma di raccontare solo come
il paese si fosse trasformato, scoprendone, senza pregiudizi,
''una nuova vitalità, nuove idee, un nuovo stile di vita''.
Sempre però in un gioco di contraddizioni e commistioni, a
cominciare dalle vecchine che si fanno il segno della croce
passando davanti al mausoleo di Lenin, in una piazza Rossa dove
su un grande manifesto è scritto ''La religione è la droga di
operai e contadini'' e accanto, nella chiesa dalle cupole
dorate, ''si accalcano i fedeli a centinaia'' acquistando
candele da accendere in onore della santa Vergine Maria. C'è
ovviamente anche qualcosa di più indicativo, come ''la città che
sta combattendo contro il commercio privato'' è poi tutta un
mercato, o drammatico per la presenza di ''mendicanti, storpi,
ciechi, vagabondi, donne che chiedono la carità tenendo per mano
i figli'' mentre si aprono tante scuole; le masse di disoccupati
mentre si dice che si aprono fabbriche che lavorano a pieno
ritmo; la vita misera, le prostitute, le file per comprare
qualsiasi cosa assieme a negozi costosi, locali notturni e
ristoranti per chi ha i soldi o i funzionari governativi. La
rivoluzione ha abbattuto la vecchia famiglia-fortezza in cui
erano imprigionati milioni di individui, li ha liberati e fatti
padroni del proprio corpo che non sanno gestire e ''le alunne ne
sanno più di aborti che di aritmetica, gli alunni maschi sanno
più di cose femminili che non di questioni sociali'', con la
constatazione che ''il russo medio non tratta bene le donne''.
Così ci sono mille nuove case di riposo o di cura per operai e
contadini, dove questi però sono mangiati vivi dai pidocchi.
Naturalmente poi Singer, anche come inviato di un giornale
yiddish, indaga sulla vita degli ebrei, visita città e scopre
che a Mosca la loro vita è un corpo quasi estraneo e produce
antisemitismo, mentre a Minsk ''le scuole, i corsi, il teatro,
il giornale, il tribunale e l'istituto scientifico yiddish
sembrano cosa naturale. Quello che è innaturale è che non
esistessero prima della rivoluzione'', aggiungendo con
l'entusiasmo, oggi possiamo dire illusorio, della speranza:
''Avanti così per altri vent'anni, e in Russia non esiterà più
una questione ebraica''. Poi c'è la vita delle campagne e nei
piccoli shtetl, in Ucraina e in Crimea il fallimento delle
fattorie ebraiche collettive, che invece pare prosperino in
Bielorussia.
Da scrittore Singer si interessa alla cultura e l'arte che,
dopo la libertà rivoluzionaria, viene rimessa in riga secondo
canoni realisti. Da giornalista è sempre in viaggio e sono di
particolare vivacità e ricchi di notizie reali sulla vita
quotidiana i tanti dialoghi che intesse in treno o su una
carrozza, perché il resoconto è proprio in presa diretta e tutti
parlano (''io sono un genere di persona - esclama un russo
orientale - che crede nella verità, mentre voi siete un
comunista''), anche se ci sono occhi e spie ovunque.
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