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MARCO LODOLI, ''TANTO POCO'' (EINAUDI, pp. 94 - 15,00 euro) - Marco Lodoli torna a narrarci la storia di un 'cuore semplice', ricostruendo la vita di una donna per la quale, come spesso capita, l'immaginazione è più forte della realtà e riesce a vivere solo ai margini, proiettandosi nell'esistenza di altri che finisce quasi per proteggere senza mai apparire. Era un po' quel che accadeva a Italia dell'omonimo romanzo, cameriera perno della vita di una famiglia, è quel che accade ora a una bidella di una scuola di Torre Maura che si innamora di Matteo Romoli, giovane professore, praticamente a prima vista, come entra fradicio di pioggia con la sua testa ricciuta, alto, magro, gli occhiali pesanti calati sul naso corto, il primo giorno di servizio.
Un amore che va avanti per quarant'anni senza che lui se ne accorga, forte solo del ''bisogno di vederlo ogni mattina, scambiare con lui un rapido saluto e persino immaginare che senza di me, che sono quasi nulla, lui si sarebbe perso nella vita come un bambino nel bosco'', e la coscienza che ''i professori scrivono, le bidelle svuotano i cestini'' e non capiscono il romanzo che lui scrive e che ha un grande successo.
Una storia cui, come sempre, Lodoli sa dare una giusta misura, tra racconto lungo o romanzo breve, ambientata con notazioni gustose nel mondo della scuola e sullo sfondo di una Roma che ''insegna subito che i sogni sono meglio della realtà'' col suo ''tempo fermo'' tra i ruderi e le chiese. Un racconto che si regge lieve sulla misura e pulizia della scrittura e il suo tono, che è quello di un candore senza eccessi e retorica.
Del resto si parla di un sentimento per il quale ''l'amore non è possesso'' ed è capace di cucinare e apparecchiare una bella tavola per due e mangiarci sola domandando ''buono, vero, ti piace?''. Il fatto è che ''solo la purezza può salvare'' dallo schifo della vita e allora questo ''infinito sogno solitario'', viene sentito come una fiamma alta che appunto purifica tutto, mai ridotta a caminetto e consumata da un incontro reale. Che è quel che tristemente accade alla sua amica Mirella, che ha cercato di divertirsi e vivere, provando inutilmente a coinvolgerla. Mentre l'amore di questa donna che si accontenta di tanto poco arde, quasi estasi mistica, ma calata in un misero quotidiano, il professor Romoli si sposa, con la bellissima Maddalena, ha dei figli, vive felice, poi il suo nuovo libro è un fiasco, si separa, e la sua vita va in discesa. L'uomo si lascia andare e lei è sempre lì, pronta a cogliere quell'occasione in cui, per un attimo, il sogno sembra possa diventare realtà, subito svanito, fantasmatico nel gonfiarsi e sgonfiarsi per l'aria delle tende bianche della sua camera da letto.
Una vita che va oltre e quindi fragile, ma in questo capace di inseguire come un angelo custode invisibile il professore (una volta anche sino a Parigi) e se capita di virare, inseguendo la propria irrealtà, anche verso i lati più oscuri, con l'amore, o meglio un po' di sesso con Massimo, uno studente cresciuto grande e grosso e non sveglissimo, che coinvolge in suoi momenti di impaccio. Arriva a usarlo anche per dar fuoco all'auto di un critico che ha brutalmente ridicolizzato il secondo libro di Matteo, pensando così di proteggerlo e sostenere, comprando pure molte copie delle sue opere, nonostante lui non sappia nemmeno il suo vero nome e la chiami Caterina, senza venir corretto. E in questo errore e sua accettazione è un po' tutto il senso del rapporto tra i due e di questo racconto.
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