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Veronica Pivetti, 'voce e volto alle donne vittime di violenza'

Veronica Pivetti, 'voce e volto alle donne vittime di violenza'

Torna su Rai3 con Amore Criminale, "gli uomini ci ascoltino"

ROMA, 02 novembre 2024, 19:08

di Angela Majoli

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Quando mi hanno chiesto di riprendere il timone del programma, sono stata felicissima: sono molto affezionata ad Amore Criminale, non solo per il coinvolgimento emotivo, che è potente, ma anche per la possibilità di sentirsi testimonial di una battaglia che non deve mai finire, di cui voglio essere volto e voce". Veronica Pivetti torna dal 5 novembre, in prima serata su Rai3, alla guida del nuovo ciclo della trasmissione di denuncia del fenomeno sistemico della violenza sulle donne, nata del 2007, di cui ha condotto negli anni scorsi cinque edizioni.

"Ho aderito immediatamente, forse con una ancora maggiore consapevolezza - racconta - perché il periodo è sempre più drammatico, la situazione sempre più spaventosa, c'è sempre più bisogno di parlarne, di non chiudere gli occhi di fronte alla realtà di persone che, spesso non riuscendo a reggere il confronto con l'emancipazione e l'autonomia femminile, la spengono con il gesto più brutale ed elementare, il dare la morte". Le sette puntate della nuova edizione di Amore Criminale avranno tre parole guida: voce, rispetto, parità, per sottolineare che ancora oggi la voce delle donne, in molti contesti, viene messa a tacere, in modo esplicito o sottile. Il rispetto e la parità mancano in tutte le relazioni in cui c'è violenza. E il femminicidio è la punta dell'iceberg: esiste infatti una violenza sommersa che spesso non viene denunciata. "Per questo - riflette Pivetti - è necessario lavorare sull'educazione delle persone, su un profondo cambiamento culturale: bisogna formare figli e figlie all'empatia e al rispetto, valori ormai frantumati in un mondo spersonalizzato e disumanizzato dalla tecnologia, in cui i nostri ragazzi crescono a digiuno delle relazioni interpersonali. Quando si giocava tutti insieme, in cortile, si imparava a stare a contatto con gli altri, a cercare il proprio spazio, a relazionarsi con i sentimenti e con il corpo altrui. Per fare un passo avanti, non mi stancherò mai di ribadirlo, bisogna coinvolgere anche gli uomini: è proprio questo uno dei messaggi che la trasmissione vuole lanciare". Essenziale anche il linguaggio, "a partire da quello, rispettoso ma puntuale, netto, senza giri di parole, con cui raccontiamo le storie e di cui ringrazio l'autrice Matilde D'Errico".

Il programma si pone tra i punti di forza dell'offerta di una terza rete in crisi di ascolti e di identità: "Facciamo servizio pubblico e posso dirlo con orgoglio", commenta la conduttrice. "Vogliamo chiedere aiuto, ascolto, innanzi tutto agli uomini, a coloro che ricoprono ruoli decisionali, ma anche a tutti gli uomini: bisogna fare quadrato tutto insieme per sconfiggere questo mostro". Come sempre le storie sono ricostruite con una docu-fiction: a dare voce al racconto sono le famiglie, gli avvocati, le forze dell'ordine, i colleghi di lavoro e gli amici della vittima. "Sono tante le donne che, dopo la messa in onda - ricorda la conduttrice - scrivono alla redazione chiedendo sostegno e aiuto. Mettiamo a loro disposizione il contatto del Centro Antiviolenza più vicino, dove possano trovare assistenza legale e psicologica e, nei casi più gravi, un posto dove rifugiarsi con i figli. E anche tante famiglie delle vittime alla fine, pur nel dolore, ci ringraziano, perché in qualche modo restituiamo loro persone care strappate alla vita in maniera violenta". Intanto Pivetti è impegnata ad Ancona sul set di Balene, fiction per la Rai diretta da Alessandro Casale, di cui è protagonista con Carla Signoris. Le due attrici interpretano due amiche di lunga data che non si frequentano ormai da anni: borghese una, anticonformista l'altra, si riavvicinano per la morte di un'altra amica. "Andrà in onda il prossimo autunno. Appena finirò, riprenderò immediatamente il mio spettacolo teatrale L'inferiorità mentale della donna, ispirato a un trattato del 1901 del neurologo di Lipsia Paul Julius Moebius, mentre Giovanna Gra firma il testo: il tema sono sempre le donne, le racconto nelle loro difficoltà".

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