Non fu Pino Pelosi da solo a uccidere
Pier Paolo Pasolini. E forse non fu neppure lui. Domani in prima
serata su La7, a quasi mezzo secolo dall'omicidio che scosse
l'Italia la mattina del 2 novembre del 1975, a bordo di un Alfa
GT identica a quella guidata da Pasolini Aldo Cazzullo e Una
Giornata Particolare si recheranno nei meandri che avvolgono
l'ultima notte del poeta, scrittore e regista.
Le testimonianze esclusive di amici e testimoni come Walter
Veltroni, Furio Colombo e Dacia Maraini, e l'intervento di
esperti come Francesca Fagnani e l'avvocato Stefano Maccioni che
nel 2009 contribuì a far riaprire l'inchiesta sul caso, portano
una luce diversa sul delitto e sulla figura di Pasolini.
Nel ricostruire le ultime ore del regista, Una Giornata
Particolare racconta una storia diversa da quella a cui siamo
abituati. Sotto i riflettori è innanzitutto Pino Pelosi,
riconosciuto come esecutore materiale dell'omicidio. Aldo
Cazzullo, però, giunge alle stesse conclusioni a cui arrivarono
anche Furio Colombo e Oriana Fallaci, i primi cronisti a
investigare sul caso. La medesima conclusione di Alfredo Carlo
Moro, fratello dell'allora presidente del Consiglio, a capo del
tribunale dei minori che per primo giudicò il caso. Non solo
Pelosi non avrebbe potuto uccidere Pasolini da solo, ma la sua
stessa partecipazione all'evento è messa in discussione. A
scagionarlo vi è il dna ritrovato nella macchina di Pasolini,
riconducibili a tre persone, coloro che potrebbero essere i veri
responsabili, mai trovati o, forse, mai cercati. Chi è quindi il
mandante? Gruppi fascisti, che già provarono a buttare Pasolini
giù dal ponte Garibaldi della Capitale? O poteri occulti
infastiditi dalle indagini di Pasolini sulla morte di Enrico
Mattei? Tra le ombre e gli interrogativi che persistono, solo
una cosa è certa: l'omicidio di PPP ha grottescamente assunto
tinte "pasoliniane" tipiche delle opere dell'intellettuale.
Accompagnato dagli inviati nella storia Claudia Benassi e
Raffaele Di Placido, Cazzullo ripercorre l'itinerario che ha
condotto Pasolini fino a una zona desolata ai margini di Roma,
l'Idroscalo di Ostia, sostando proprio come fece il poeta, in
due ristoranti della Capitale, Pommidoro e il Biondo Tevere. Ma
sono tanti gli eventi e i luoghi cruciali della vita
dell'intellettuale simbolo del dopoguerra italiano: i sassi di
Matera dove Pasolini girò Il Vangelo secondo Matteo, le malghe
di Porzus, dove il fratello Guido trovò la morte per mano dai
partigiani, le strade e le chiese di Bologna dove il poeta
crebbe e svolse la sua formazione culturale, il quartiere del
Pigneto, una delle borgate romane da lui più frequentate, e
infine l'amata Casarsa del Friuli dove furono celebrati i suoi
funerali.
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