Un incontro avvenuto già nel 2018,
e dunque molto prima del boom mediatico dovuto all'arrivo del
Premio Nobel per la letteratura, quello fra l'attrice e regista
Daria Deflorian e il romanzo 'La vegetariana' di Han Kang al
debutto assoluto il 25 ottobre all'Arena del Sole di Bologna
tratto dal romanzo della scrittrice sudcoreana. "Ho fatto un
sogno" dice Yeong-hye, la protagonista (nello spettacolo
interpretata da Monica Piseddu), e da quel sogno di sangue e di
boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare
e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con
costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti.
"La rinuncia alla carne è solo l'ultimo aspetto di una donna
a cui si è rotto qualcosa dentro. - Spiega l'attrice
protagonista - In una sorta di viaggio attraverso la
consapevolezza, Yeong-hye, una donna che ha subito molta
violenza fin dall'infanzia, finisce per rifiutare di fare
l'amore col marito, come aveva sempre fatto, fino a far emergere
il malessere del suo universo". "La violenza è proprio la
questione che più mi ha colpito, non solo nelle relazioni
personali ma anche come violenza di stato", aggiunge Deflorian
che si fa carico, oltre che della regia, del ruolo della
sorella. - Nello sviluppo del tempo, il romanzo racconta la
stessa storia da tre punti di vista differenti, quello del
marito che la definisce insignificante e poi l'abbandona, quello
del cognato che ha con lei una relazione, e quello della
sorella, appunto, e ai suoi tentativi di affrontare le
conseguenze dei disastri familiari: "abbiamo caratterizzato le
tre parti, per ragioni visive, attraverso il rosso, l'azzurro
chiaro e, nell'ultima, il verde".
Una delle prime questioni nella costruzione del lavoro è
stata l'individuazione di uno spazio dove fare avvenire tutto
questo: "Lo abbiamo individuato in 'un appartamento un po'
abbandonato', senza mobili, senza calore, dove però entra il
verde", dice ancora Daria Deflorian. "E' un testo sensuale,
provocatorio e violento - conclude la regista - ricco di
immagini potenti e domande inquietanti. Mentre la protagonista
cambia, anche la lingua del libro cambia, dall'irritazione
sconcertata della narrazione in prima persona del marito, alla
prosa misurata del mondo della sorella, dalla narrativa densa e
sanguinosa dei sogni di Yeong-hye alle descrizioni vivide di
corpi dipinti con fiori che stanno sbocciando o sfiorendo nel
capitolo dedicato al cognato. Frase dopo frase, La vegetariana è
un'esperienza straordinaria". In scena, il marito è interpretato
da Gabriele Portoghese, mentre Paolo Musio veste i panni del
cognato. Lo spettacolo è frutto di un'ampia coproduzione
internazionale ("Il solo modo per garantirne la circuitazione",
spiega Daria Deflorian) che ha coincolto Index, Emilia Romagna
Teatro, La Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello, Romaeuropa
Festival; Teatro Piemonte Europa, Triennale Milano Teatro,
Odéon-Théâtre de l'Europe, Festival d'Automne à Paris, théâtre
Garonne, scène européenne - Toulouse con la collaborazione di
ATCL / Spazio Rossellini, Istituto Culturale Coreano in Italia
con il supporto di MiC - Ministero della Cultura.
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