Studiava archeologia e giocava a rugby, ma quando vide per la prima volta al Piccolo il più famoso degli spettacoli di Giorgio Strehler abbandonò tutto.
"Voglio fare quella roba lì" pensò allora Andrea Coppone, che il 24 ottobre debutta al teatro Grassi, alternandosi a Enrico Bonavera, proprio nei panni del protagonista della nuova edizione di 'Arlecchino servitore di due padroni', spettacolo dei record - con le sue 3017 recite - del Piccolo di Milano.
La celebre rappresentazione della comicità goldoniana ideata da Giorgio Strehler nel 1947 viene messa oggi in scena da Stefano De Luca e vede sul palco i giovani attori diplomati alla scuola del Piccolo, come nell''edizione del Buongiorno' del 1990. È ripresa dall'allestimento 'dell'addio' del 1987, invece, la scarnificazione della scena.
"Questo Arlecchino è una grande avventura e un grande rischio - chiosa De Luca - quella di superare il tempo, con una generazione di attori che lascia il posto a quella nuova". A simboleggiare questo passaggio la presenza, questa mattina alla presentazione, dei due Arlecchino, Bonavera e Coppone, seduti fianco a fianco, "uno carico di esperienza e uno - spiega De Luca - che muove i suoi primissimi passi", proprio grazie a questo spettacolo, visto tanti anni fa. "Ritrovarmi qui oggi, al fianco di Bonavera, è una fortissima emozione, la stessa che provo ogni volta che indosso la maschera, essere Arlecchino - dice - è una bellissima responsabilità".
A portare nuova energia a questo grande classico, la scelta dei giovani diplomati della Paolo Grassi: "I ragazzi non portano solo la loro gioventù - riflette De Luca - ma l'essere diversi, una generazione nata digitale in uno spettacolo analogico. Un tempo Beatrice che si travestiva da uomo faceva scandalo, oggi loro vivono la fluidità come elemento generazionale, ed è un approccio nuovo". Quello scelto per ridare vita, per la dodicesima volta in settantotto stagioni, alla magia di Arlecchino, produzione italiana più vista al mondo, simbolo del Piccolo e della sua storia. "Nata dal genio di Giorgio Strehler - conclude il direttore Claudio Longhi - la straordinaria avventura di questo intreccio racchiude uno scrigno di memorie teatrali e, insieme, custodisce tesori di racconti e linguaggi scenici da scoprire a ogni recita e tramandare".
Un tesoro del teatro italiano che è stato in tournée in tutto il mondo, dall'America Latina alla Cina al Festival di Edimburgo.
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