"Un atto di coraggio e di amore verso i nostri fan". La Bandabardò ha serrato le fila e, dopo la morte quattro anni fa di Erriquez, una delle sue anime più rappresentative, e un disco con Cisco nel 2022, torna con un nuovo album di inediti: il 28 marzo esce Fandango (per OTRlive con distribuzione ADA/Warner Music Italia), il primo della nuova era della band. E non a caso, in copertina campeggia un fiore di loto, "quello che nasce dal fango e che simboleggia la purezza e la rinascita. Un augurio non solo per noi della Bandabardò, ma anche per il mondo che sta vivendo un momento non tra i più rasserenanti", racconta Finaz, diventato suo malgrado prima voce, senza rinunciare alla sua chitarra. Insieme a lui la chitarra di Orla, il basso di Don Bachi, la batteria del Nuto, le tastiere e la fisarmonica gipsy del Pacio, il mood caraibico di Ramon e Cantax a governare i suoni. "Senza Erriquez, ognuno di noi ha una responsabilità in più. È come essere entrati nell'età adulta: siamo diventati maggiorenni. Io dal punto di vista umano sto facendo le veci di un fratello, con cui ho diviso il palco per 30 anni. Emozionalmente ma anche artisticamente è una sfida probante", dice ancora il chitarrista nel gruppo toscano fin dalla sua nascita nel 1993.
"Non eravamo sicuri di andare avanti dopo il 2021. Cisco ci ha dato una mano grandissima, così come amici, giornalisti e lo stesso Erriquez che voleva continuassimo con la musica. Siamo ripartiti ed è arrivata anche nuova linfa: questo è il primo album di inediti dal 2014 e crediamo siamo rispettoso della nostra storia", sottolinea Finaz. Dieci le canzoni di Fandango, che si muove tra sonorità sud-americane e gitane già care alla Banda, insieme a echi degli anni Sessanta e Settanta. I testi raccontano piccole storie, con toni lievi e ironici, per parlare di grandi temi: la guerra, la solidarietà, la disubbidienza civile, il dissesto ambientale, l'amore. A chiudere un omaggio all'amico e collega scomparso, con la partecipazione di Carmen Consoli, pubblicato a febbraio. Sono rimasti fuori due inediti scritti e registrati 10-15 giorni prima dell'annuncio della malattia di Erriquez. "Pubblicarli ci sembra lucrare su un fatto doloroso. Siamo fatti male: anticommerciali per eccellenza".
"Il titolo ha diverse sfaccettature: è la danza andalusa (una delle ispirazioni degli stili musicali dei primi dischi che ora torna), è il road movie in cui si racconta il viaggio di un gruppo di amici, come noi. Ma è anche il termine con cui si indica il caos. In particolare di questo mondo confuso, in cui abbiamo perso le redini tra guerre, pandemie, riarmi, dazi. Sembra un gioco a spaventare l'uomo, un ritorno in catene, soprattutto quelle della fantasia. Capisco i giovani, i loro testi di rabbia e violenza. Sono figli del loro tempo e l'arte è interprete del momento. Noi negli anni Ottanta vedevamo rosa, pensavamo ancora di poter cambiare il mondo, avevamo modo di aggregarci politicamente e socialmente. Poi c'è stato un cambiamento culturale e tecnologico che ha iniziato a dividerci, a farci vedere l'altro come il diverso, come qualcosa da temere. Non c'è più libertà di manifestare: se urli W l'Italia antifascista alla Scala, vieni identificato. Oggi i giovani vedono nero e lo mettono in musica", argomenta ancora il musicista che però non vuole dare ricette. "In questa visione del mondo, il disco è una fotografia ironica e toscanaccia, è la radiografia del mondo com'è in questa sua confusione, e ne rendiamo una parodia. Siamo la Bandabardò da 32 anni, e questo sappiamo fare". All'uscita dell'album seguirà il Fandango Summer tour che, dopo alcune tappe europee (Lugano, Chur, Bruxelles, Paris, Liegi, Berlino), riprende in Italia con un doppio concerto il 25 aprile a Gattatico (RE) e Rimini, per proseguire poi tutta l'estate.
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