PATRIZIO NISSIRIO, 'LAVA' (ARKADIA,
pp. 260 - 17,00 euro) - Il passato riaffiora sotto forma di una
lettera, mezzo di comunicazione obsoleto quanto burocratico e
preoccupante, nell'ultimo romanzo noir dello scrittore Patrizio
Nissirio che porta il suo commissario Aurelio Di Giannantonio a
compiere una delle indagini più difficili e rischiose della vita
alle pendici del Vesuvio.
Si intitola per l'appunto 'Lava' (Arkadia editore) e
rappresenta il terzo libro, dopo 'D'inverno, Venezia' e
'Silenzio', incentrato sul poliziotto romano trasferitosi a
Venezia, ma in questo caso costretto dal destino racchiuso nella
fatidica missiva a una trasferta nella frazione (immaginaria) di
Sant'Anna, vicino a Torre del Greco, dove deve fare i conti col
suo passato e coi misteri di una comunità tranquilla solo in
apparenza. Basta infatti un manifesto ingiallito che ricorda la
vicenda di due sorelline scomparse a far scattare il bisogno di
indagare nel commissario, andato lì per capire come mai un
anziano di cui non ricorda l'identità gli abbia mai lasciato una
eredità, una vecchia casa circondata da un terreno non lontano
dal cratere del vulcano.
E' lo stesso Di Giannantonio a spiegare cosa lo spinga ad
agire, ad aprire una indagine tutta personale e non autorizzata,
nonostante la sua pistola e il distintivo non dovrebbero venir
sventolati da quelle parti: "Il mio vizio è che voglio sempre
sapere la verità. C'è chi beve, chi gioca d'azzardo, chi
colleziona donne: il mio vizio è questo". Ma un poliziotto non
va mai in vacanza, spiega molto bene Nissirio, tanto più se si
sente investito personalmente di un caso da risolvere a tutti i
costi. Anche perché Di Giannantonio si ritrova più solo che mai
e straniero nella comunità di Sant'Anna dove tutti si conoscono,
sino al confine con la connivenza, e il commissario viene prima
accolto come una curiosa novità per diventare nel giro di pochi
capitoli una minaccia, con le sue continue domande sulla
scomparse delle due bambine, tali da mettere in discussione una
quiete che poggia su un vulcano.
Nissirio col suo stile elegante e una lettura profonda del
carattere umano si spinge oltre il noir ed entra nel racconto
sociale che parla di un'Italia incapace di fare i conti con se
stessa, alle prese con un rimosso destinato prima o poi a
riemergere come fosse lava imprigionata troppo a lungo. Serve
qualcuno che come Di Giannantonio arrivi a scoperchiare per far
emergere quella verità che nessuno vuole vedere, come si
continua a ignorare il pericolo naturale rappresentato da un
vulcano tuttora attivo costruendo case sulle pendici. In uno dei
passi più belli del libro l'autore descrive in modo impeccabile
la differenza tra l'agire degli uomini e quello della natura:
"Il Vesuvio non aveva fretta, né piani omicidi. Semplicemente
faceva la sua parte, incurante del traffico e del cemento con
cui gli umani tentavano di strangolarlo". Si può dire lo stesso
di alcuni personaggi in 'Lava', ben nascosti dietro l'apparenza,
ma che sono pronti a fare di tutto pur di difendere dei segreti
inconfessabili.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA