(di Paola Del Vecchio)
"De Gaulle, Churchill, Berlinguer,
erano questi i riferimenti di un'Europa che guardava avanti.
Oggi quali sono gli intellettuali in occidente, capaci di
influire nel mondo? Enumeriamo i nomi: Sono dieci? Cinque? Tre?
Uno? Il XX secolo, con tutti i suoi orrori, nel bene e nel male
ha avuto intellettuali lucidi, di prestigio, capaci di contare e
di costruire un'Europa brillante. Ma quel secolo è finito. Io
non mi sono mai considerato un'intellettuale, sono solo un
reporter che racconta storie". Non è nostalgico ma dolente
Arturo Perez Reverte, per un occidente che "sta vivendo le
conseguenze della demolizione generale della sua cultura". Lo
scrittore spagnolo, autore di best sellers tradotti in 50 idiomi
e con 27 milioni di libri venduti, parla di un impero in
decadenza in un colloquio con la stampa estera a Madrid,.
L'occasione è l'uscita nei paesi ispanici del suo ultimo
romanzo, 'La isla de la mujer dormida' (Ed. Alfaguara, pagg.
416) in cui l'accademico della lingua, testimone di molti
conflitti come reporter di guerra, capace di esplorare gli
abissi umani, fonde le sue passioni e ossessioni.
Come già 'L'italiano', la storia è ambientata nel
Mediterraneo, protagonista della narrazione, in un'isola
dell'Egeo. Nel 1937, con la guerra civile spagnola sullo sfondo,
un giovane ufficiale della marina mercantile riceve l'ordine
dell'Armada di Franco di affondare le navi che salpano
dall'Unione Sovietica per portare armi e aiuti alla Repubblica
spagnola. A 34 anni, Miguel Jordan Kyriazis è un "corsaro
moderno" alla guida di un torpediniere tedesco e di un
equipaggio mercenario con base operativa su una minuscola isola
delle Cicladi. Di proprietà di un nobile greco sposato con
Lena, un'ex modella di origini russe. Una donna matura che, con
fredda disperazione, cerca di sfuggire al suo destino.
"E' un personaggio femminile diverso da tutti i miei
precedenti, caratterizzati da donne forti, che lottano in un
mondo di uomini, in territorio nemico", spiega l'autore. "Lena,
invece, è una donna sconfitta, senza retrovie. Una donna
intelligente e con personalità che ha lasciato il suo lavoro
per seguire l'uomo del quale si era innamorata. E poi
scoprire.in età matura di aver consegnato la sua vita a un
farabutto. Ma ormai è tardi per tornare indietro e non le resta
che una strada: la vendetta", prosegue Reverte. Inevitabile la
storia d'amore con il marinaio corsaro. in un triangolo in cui i
protagonisti cercano ognuno a suo modo di superare le ferite del
passato.
Beirut, Instanbul, le isole greche gli scenari. Avventura,
coraggio, dignità, amicizia e lealtà - anche fra una spia
repubblicana e un'altra franchista - vita e morte: tornano i
temi cari alla narrativa revertiana. Che qui alterna i ritmi
vertiginosi degli attacchi navali, degli affondamenti delle
missioni segrete con quelli notturni e crepuscolari di una
passione a termine.
"E' un territorio ideologicamente ambiguo, portato
all'estremo, che rivendico in un mondo come quello attuale, in
cui si impone l'esigenza di posizionarsi da un lato o
dall'altro, è tutto bianco o nero," rileva l'autore "I miei
romanzi sono il contrario. Compio 73 anni il mese prossimo con
un''orgogliosa incertezza, che è andata in crescendo a mano a
mano che maturavo. Mi inorgoglisce muovermi nelle pieghe grigie
dell'essere umano".
Per un autore cresciuto fra tre biblioteche, "con un
territorio letterario che va da Somerset Maugham a Stevenson, a
Hemingway, a Conrad, Irving Wallace e Stefan Zweig è impossibile
definirsi". La guerra è stata, per Reverte, "un master di vita".
La prima metà del XX secolo cui torna, "è un'epoca molto fertile
da esplorare narrativamente, con la sufficiente distanza dal
presente". L'esperienza come inviato di guerra in molti paesi,
fra cui il Libano, "ti dà la freddezza e la lucidità dello
sguardo, per non avere risposte facili. O una fede, perché il
primo passo di una fede e la sua difesa, quello successivo è
trasformarsi in carnefice in suo nome. Diffido profondamente da
ogni fede", assicura.
Quanto alla crisi politica in Spagna come in Europa "è un
problema di educazione, di cultura", afferma Perez Reverte.
"Stiamo demolendo tutto quello che ci da' certezza, solidarietà
storia comune." Stiamo assassinando Voltaire, Montagne,
Rousseau, Cervantes, Galdos, li stiamo sterminando. Stiamo
formando generazioni di giovani, carenti dello spirito critico
necessario per difendersi dalle menzogne e dalle canagliate".
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