(di Laura Valentini)
Alla data del primo gennaio 2023 i
nostri connazionali iscritti all'Anagrafe degli italiani
residenti all'estero erano quasi 6 milioni, il 10,1% dei 58,8
milioni di residenti in Italia. La loro presenza fuori dai
confini è cresciuta dal 2006 del 91%. Quella delle donne
rispetto allo stesso anno è aumentata del 99%. E' uno dei dati
più significativi contenuti nel libro "Sulle ali del
cambiamento. Narrazioni femminili dell'emigrazione italiana
contemporanea" (Tau editrice) di Loredana Cornero, che racconta
come nel XXI secolo, in un mondo sempre più interconnesso, le
italiane continuano a spostarsi come facevano un secolo prima ma
con delle motivazioni molto diverse, a partire dalla volontà di
trovare migliori prospettive di lavoro e di rifuggire dalle
discriminazioni di genere.
"C'è una grandissima differenza tra l'emigrazione del '900 dove
in prevalenza si partiva per sfuggire dalla povertà e per
seguire il marito, e quella degli anni 2000 - spiega Cornero
all'ANSA - oggi la motivazione principale della decisione di
partire non è più di quella della ricerca di un lavoro
purchessia, si tratta di un'emigrazione più ragionata: la novità
è che le donne partono per cercare un lavoro che rispetti
maggiormente i loro studi, le esperienze, la professionalità e
il merito. Sono tutti temi che qui in Italia non sono calcolati
tanto che accade spesso che le donne laureate si trovano negli
studi professionali a fare le passacarte".
Emigrando non si fugge da una da povertà estrema, come spesso
accadeva nel secolo scorso. "Si cerca fuori dai nostri confini
la possibilità di essere pagate per quello che si vale. Ma non
partono solo le donne che hanno fatto studi universitari. Quando
ho chiesto a una ragazza a Berlino che puliva le stanze perché
non fare lo stesso lavoro nel suo paese, mi ha spiegato che 'qui
non pagano in nero e non devo pregare per farmi pagare gli
straordinari'" dice ancora Cornero, saggista ed esperta di media
gender.
Nella classifica del Global gender Gap Report del 2023 l'Italia
passa dal 66esimo al 79esimo posto su 146 Paesi classificati,
con un gap di genere del 70%. Peggioramento dovuto soprattutto
ad un calo significativo della presenza delle donne in politica.
"Solo nel settore dell' economia nel 2011 con la legge Golfo
Mosca, che imponeva quote di genere nei cda delle società
quotate, la presenza delle donne è aumentata. A dimostrazione
che quello delle quote rosa è un meccanismo che può comunque
incentivare la presenza delle donne nella società" osserva
Cornero.
Il cuore del libro è rappresentato dalle storie di dieci donne
che, con esperienze e vissuti diversi, descrivono la propria
scelta di emigrare e l'inserimento nelle nuove realtà. C'è chi
si sente una "emigrata e non expat, perché sono partita senza
lasciarmi una casa a cui fare ritorno alle spalle" come racconta
la giovane donna di Torino che ora vive in Australia; la
cinquantenne in Arizona da venticinque anni, che ama la bellezza
dell'Italia ma non vi tornerebbe perché trova respingente
l'ambiente poco meritocratico delle università. E anche gli
altri racconti di chi ha lasciato il proprio paese con il focus
su una leadership femminile ancora carente in Italia .
"Nessuna delle dieci donne intervistate dice 'vorrei tanto
tornare in Italia' - sottolinea Cornero - qualcuna dice magari
in un futuro legato alla pensione: l'unico tema forte risulta
l'invecchiamento dei genitori, altrimenti neanche quando si
hanno i figli o quando si vuole lasciare il posto di lavoro si
pensa a tornare nel paese di origine. C'è una ragazza di Napoli
che fa l'imprenditrice nel food in Costa Azzurra che è partita a
25 anni per uscire da situazioni difficili e ha seguito il
marito in Francia senza sapere una parola di francese: mi ha
detto me ne voglio andare non per tornare a casa, forse andro'
in Australia".
Perché? "Non pensano che l'Italia possa cambiare, che da noi
possa essere riconosciuto il loro lavoro. E questo è un dato
comune a tutta l'emigrazione che parte da tutto il paese
soprattutto dalla provincia. Ho cercato di fare una lettura di
genere di tutto questo da una parte coi dati e dall'altra con
le storie, perché dietro i dati ci sono sempre le persone.
L'emigrazione non ha mai avuto fin qui una lettura di genere",
spiega l'autrice, mentre nella storia dell'emigrazione del
ventesimo secolo "quella al femminile è fondamentale". Quasi che
le donne stesse abbiano viaggiato "sulle ali del cambiamento"
con un percorso di vita capace di trasformare non solo se
stesse, ma anche le società in cui si inseriscono.
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