ENRICO BRIZZI, DUE (HARPERCOLLINS, PP 308, EURO 19). Non hanno 50 anni, non sono diventati grandi, Alex e Aidi sono ancora un ragazzo e una ragazza. Due, l'atteso sequel di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, inizia tre giorni dopo la fine del romanzo culto di Enrico Brizzi, uscito 30 anni fa. La storia finiva con la loro separazione: lei partiva per l'America e lui saliva in bicicletta con gli occhi un pò lustri. Il nuovo romanzo, appena uscito per HarperCollins, che arriva quando ormai non ce lo aspettavamo più, riparte da qui: "lasciatevi invadere dalla musica, ché la nostra canzone suona ancora per noi e per tutti". Siamo in quel tardo giugno del 1992 dal meraviglioso sapore vintage in cui Alex non filava più come il vento, anzi stava a pezzi perché la soave Adelaide era appena partita.
"Si è imposta così la faccenda, non è stata una scelta. Alex e Aidi esistono perché sono tardo adolescenti, ragazzi. Questa storia ha senso solo collocata nella prima giovinezza, nella stagione delle prime volte, dell'ingenuità, ma anche delle battaglie per stare al mondo. In Jack Frusciante siamo in quel momento. Poi banalmente scopri quella parola che i poeti chiamano amore e che Alex non riesce a dire. Quando ti innamori di qualcun altro e ti entra nel cuore è impossibile ignorarlo.
Non ti basti più da solo e da una parte è bellissimo, dall'altra è terrificante. Jack Frusciante parla di questa stagione. Due parla di quella che capita immediatamente dopo" racconta Brizzi che è tra gli eventi più attesi di Pordenonelegge domenica 22 settembre.
"È entrata una persona nella tua vita, non ne puoi fare a meno ma siete lontani. Come reagisci? Ognuno a modo suo, però c'è qualcosa che ci accomuna tutti ed è dover fare i conti con la mancanza" spiega lo scrittore.
Un distacco raccontato in pagine di diario, in struggenti lettere che impiegano settimane ad arrivare a destinazione e nella voce consegnata a un archivio magnetico. Si, perché nel 1992-1993 "non si poteva telefonare negli Stati Uniti da una cabina manco se avevi il caricatore di gettoni infinito e non potevi chiamare da casa dei tuoi genitori in America perché se no ti inseguivano quando arrivava la bolletta" dice lo scrittore che è nato a Bologna nel 1974.
Come mai un sequel 30 anni dopo? "C'è poco di razionale. Quello che è successo è che a novembre dell'anno scorso ho riletto il libro per la prima volta dall'inizio alla fine. Dopo 30 anni mi ha fatto un effetto abbastanza potente da chiudere l'ultima pagina e mettermi a scrivere di getto, senza il tempo di prendere un caffè in mezzo. In pochi giorni è diventata la mia ragione di vita, mi buttavo giù dal letto alla mattina e stavo al computer o sui quaderni di appunti fino a sera. Non so cosa mi abbia guidato a farlo, forse il fatto che oggi le mie figlie più grandi, ne ho 4, hanno la mia stessa età di quando è uscito Jack Frusciante". La musica è l'ingrediente imprescindibile anche in Due, in continuità con Jack Frusciante. "Per tanti ragazzi della sua generazione la musica, il rock, era la mitologia" dice Brizzi che su Spotify ha messo le canzoni citate nel libro.
A parte le mie figlie (la più grande lo ha aiutato nell'editing) molti giovani oggi sono affascinati dalla vita negli anni Ottanta. "È il vintage che interessa loro, come io ero affascinato dagli anni Sessanta, da Woodstock, gli Hippy, l'Lsd e tutto quello che è stato il '68".
Quando è uscito Jack Frusciante Brizzi non sopportava le domande di tenore sociologico. Qual è il rapporto dei ventenni di oggi con la droga, l'amicizia, l'amore, la guerra? "Mi sembravano assurde. Una persona più nota di me, Kurt Cobain dei Nirvana, una volta rispose a una domanda del genere: 'non sono un fottuto portavoce'. E' innaturale generalizzare. Ci sono delle differenze tra una generazione e l'altra, ma ci sono delle cose che restano uguali. Il cuore dei ragazzi è sempre segreto, pudico. Non è che perché ci sono diversi mezzi di comunicazione sia diventato più facile dire 'guarda che mi sono innamorato di te, che mi manchi da morire'".
Due è anche uno spettacolo con una dozzina di brani del libro diventati canzoni in cui la strofa è recitata. "In questo periodo sono circondato da musicisti e penso sempre: un chitarrista che fa il suo lavoro da 30 anni ha tante chitarre di solito e magari in un contesto ne suona una, in un altro ne suona un'altra. Nel mio caso Due è stato l'equivalente di tirare fuori dalla custodia la mia prima chitarra che ha quel suono e può avere solo quello".
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