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Ucronia di Carrere, se la pallottola avesse ucciso Trump

Ucronia di Carrere, se la pallottola avesse ucciso Trump

Lo scrittore a Mantova, lavoro a un libro sulla mia famiglia

MANTOVA, 05 settembre 2024, 00:05

dell'inviata Mauretta Capuano

ANSACheck
Emmanuel Carrere al Festivaletteratura di Mantova - RIPRODUZIONE RISERVATA

Emmanuel Carrere al Festivaletteratura di Mantova - RIPRODUZIONE RISERVATA

Che cosa sarebbe successo se un certo evento fosse andato in un altro modo? Se Napoleone avesse vinto a Waterloo o se Gesù non fosse stato crocifisso, come sarebbe andata la storia? L'ucronia, dal greco ou-chronos, che non è in nessun tempo, riflette su questo. Un tema che ha affascinato ed affascina Emmanuel Carrere che al tema ha dedicato la sua tesi di laurea. Da un estratto è nato un libro che 35 anni dopo averlo scritto esce in Italia per Adelphi nella traduzione di Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco.
    "Per me è una cosa molto divertente. Questo libro che ho scritto moltissimo tempo fa sta avendo una seconda vita con questa edizione italiana e questo è molto interessante.
    Trentacinque anni dopo averlo scritto l'argomento che affronto in Ucronia resta tuttavia molto attuale", dice lo scrittore al suo arrivo al Festivaletteratura di Mantova che si apre il 4 settembre con Carrere tra i big della letteratura più attesi.
    Se pensiamo alle possibili ucronie del presente: che cosa sarebbe successo se quel proiettile che è stato sparato su Donald Trump fosse andato un centimetro più di lato? "Credo sia un pensiero che abbiamo fatto tutti. È la caratteristica degli eventi potenzialmente epocali o storici. Ma voglio sperare che potremmo sbarazzarci di Donald Trump senza dover fare affidamento su una pallottola", afferma Carrere disponibile e sorridente più del solito. "Se effettivamente Trump fosse rimasto ucciso ci sarebbe stato probabilmente un caos ancora più tremendo, senza precedenti, con tutti gli adepti convinti che il loro dio era stato assassinato", spiega lo scrittore che sta lavorando a un nuovo libro.
    "Sarà sulla storia della mia famiglia. Entrambi i miei genitori sono morti nell'anno appena passato, erano tutti e due molto anziani. Mi trovo in un momento della vita in cui mi sembra naturale volgere lo sguardo a ciò che mi ha preceduto", anticipa all'ANSA. Ucronia "descrive e racconta delle storie che hanno come caratteristica specifica quella di non essere mai esistite, di non avere avuto l'opportunità di esistere", racconta.
    "La cosa vera è che è iniziato tutto come una sorta di gioco quasi vano, senza conseguenze, molto seducente dal punto di vista intellettuale, che si è ritrovato ad avere una strana attualità perché siamo di fatto circondati da verità alternative, i famosi alternative facts citati da Donald Trump.
    L'ucronia è ancora tra noi", sottolinea Carrere.
    Dalla prima edizione, uscita in Francia nel 1986, anno in cui è apparso anche I baffi, "non è stato cambiato nulla in Ucronia e in generale non sono un partigiano dell'apportare cambiamenti ai libri quando vengono rieditati. O non si cambia nulla o si cambia tutto". In questo gioco delle congetture che segue le linee del tempo Carrere cita il marchese De Sade: "il passato mi incoraggia, il presente mi galvanizza, il futuro non mi fa paura".
    Termine quasi sconosciuto, coniato nel 1876 dal filosofo francese Charles Renouvier, l'ucronia perché non ha avuto la stessa fortuna dell'utopia? "In effetti è curiosa questa cosa della diversità di successo, anche dal punto di vista intellettuale. Quando ho scritto il libro non c'era nulla mentre le biblioteche erano piene di lavori sull'utopia. È vero che era stato Tommaso Moro a coniare il termine utopia e quindi si può vantare di un altro tipo di dignità intellettuale. Forse un'ipotesi è che questi sogni a occhi aperti non hanno alcuna utilità".
    Giornalista oltre che scrittore di culto Carrere fa un elogio del giornalismo e racconta di aver iniziato a scrivere molto presto "incoraggiato da una famiglia in cui la lettura era molto praticata. Ho sempre letto moltissimo, è la mia attività per eccellenza". "Il giornalismo non lo considero una forma inferiore o subalterna alla letteratura, ma un genere letterario a pieno titolo. Lo ho sempre considerato un mezzo molto prezioso per andare verso l'esterno, per scoprire persone e situazioni che altrimenti non incontreresti", racconta. Se dovesse fare un altro lavoro quale sceglierebbe? "Qualche volta mi sono detto che mi piacerebbe fare un lavoro vero, con qualche utilità sociale, il medico", dice convinto. 
   

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