STEFANO DAVIDE BETTERA, SECONDO
NATURA. CRITICA DELL'IDEOLOGIA LIBERAL PROGRESSISTA (SOLFERINO,
PP. 224, EURO 17,50)
"A gran parte del pensiero progressista, il popolo, quello
reale, ha sempre fatto orrore": a sostenerlo è Stefano Davide
Bettera, presidente dell'Unione Buddhista Europea, filosofo e
giornalista, nonché autore di 'Secondo natura', nuovo libro per
Solferino che definisce una "critica dell'ideologia liberal
progressista".
Un volume in cui l'autore mette nero su bianco una teoria
secondo cui il 'wokismo' odierno non è altro che una nuova
ideologia totalitaria, intransigente, che si presenta come un
culto religioso, con tanto di "neo-linguaggio da iniziati" e
"pensiero magico". E il cui obiettivo sarebbe "plasmare la
società per trasformarla nella civiltà del post-umano, un mondo
post-moderno dove ogni riferimento al reale, compreso il corpo,
si trasforma in opinione".
La soluzione, per l'autore, è quella di "tornare alla natura
delle cose", allontanandosi da approcci ideologici a temi di
grande attualità come la crisi dell'Occidente e delle religioni,
il cambiamento climatico, le trasformazioni sociali, il fine
vita e l'identità di genere.
"Oggi - scrive Bettera - rivendicare la libertà non ha a che
fare con l'estensione dei diritti e, in particolare, di diritti
umani imposti anche alla natura e all'animale fino a
trasfigurarne l'essenza in una maschera che scimmiotta l'umanità
e ne diventa feticcio, appendice. Rivendicare la libertà
significa rivendicare il sacro, non sottometterlo all'impero del
relativo, della superficialità fluida, dei costumi che durano il
tempo di un mattino. Libertà diventa allora sinonimo di
verticalità, di resistenza eroica al levigato orizzontale e
globale. Non si tratta più di ridefinire una libertà-di o una
libertà-da, ma una libertà in sé, una libertà ontologica che
diviene di conseguenza dimensione trascendente della libertà
stessa perché si realizza nella relazione con l'essere, con
l'altro".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA