GIAIME ALONGE, FORD: SENTIERI SELVAGGI (CAROCCI, PP. 120, EURO 13)
Quando era visiting professor a Chicago, Giaime Alonge durante una cena disse ai colleghi che Sentieri Selvaggi era il suo film preferito. I presenti non gradirono e a tavola calò il gelo: "Probabilmente, se avessi detto Gola profonda (film porno del 1972, ndr) l'avrebbero presa meglio", commenta ironico e aggiunge: "Dopo alcuni istanti di smarrimento, un professore di Letteratura greca mi disse: 'Ma quello è un film razzista'.
Provai a spiegare che non era così, che la presenza di John Wayne nel cast non era sufficiente a farne un'opera reazionaria, e anzi, scavando nel sottotesto, si poteva verificare che si trattava dell'esatto opposto, di un film che esalta l'ideale del melting pot. I miei sforzi risultarono del tutto vani. Il professore continuava a fissarmi come un pericoloso provocatore.
Se la polemica non proseguì, fu solo per cortesia", prosegue.
Obiettivo del libro di Alonge, docente al Dams di Torino e storico del cinema, è difendere questo lungometraggio di Ford da chi vorrebbe gettare Sentieri Selvaggi, alias The Searchers, nell'oblio della cancel culture. Un saggio scritto per "mostrare quanto è ricco e spiazzante Sentieri selvaggi e perché, a quasi settant'anni dalla sua uscita, ci dice ancora molte cose interessanti sull'America", scrive Alonge.
La sceneggiatura è tratta da un romanzo del 1954 di Alan LeMay.
La storia piacque subito a John Ford perché non la considerava soltanto "bang-bang, e cow-boy e la solita roba", come disse in un'intervista del 1955. Alonge sottolinea che il film pone al centro "un dark hero assolutamente inquietante" e "il fatto che il personaggio di Ethan sia interpretato da John Wayne, l'attore western per antonomasia, rende l'operazione ancora più interessante". Alonge fa notare che "il punto di vista con cui lo spettatore è chiamato a identificarsi non è quello del protagonista, che, pur essendo interpretato da un divo molto amato e normalmente legato a personaggi positivi, è presentato come uno psicotico". La ferocia di Ethan, le sue azioni deprecabili, precisa l'autore, spaventano anche l'altro protagonista Martin e turbano "persino un vecchio cacciatore di indiani come Samuel Clayton". Eppure Sentieri Selvaggi divide e crea imbarazzo. Nel 2020, ricorda Alonge, un articolo apparso su Variety definisce la pellicola "l'epitome del film problematico, la cui proiezione andrebbe accompagnata da una discussione". Il titolo del pezzo è 10 Problematic Films That Could Use Warning Labels, e nella lista delle dieci pellicole da 'warning label' c'è anche Forrest Gump.
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