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Daniel Pennac, 'Trump assomiglia all'orco di Pollicino'

Daniel Pennac, 'Trump assomiglia all'orco di Pollicino'

Con Bartezzaghi a Fiera Ragazzi Le parole che fanno il solletico

BOLOGNA, 31 marzo 2025, 17:29

Redazione ANSA

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(dell'inviata Mauretta Capuano) Le ultime elezioni in Usa? "Sono un segno straordinario del deficit dell'istruzione negli Stati Uniti". Daniel Pennac parla del "disastro della cultura che ora vediamo in America, ma che è una minaccia che incombe in tutti i Paesi del mondo. Tante persone sono state abbandonate e ci si è accorti che erano la maggior parte del Paese. Poi è inutile chiedersi di chi è la colpa", dice nel giorno di inaugurazione della Bologna Children's Book Fair.
    Alla Fiera è venuto con Stefano Bartezzaghi per presentare 'Le parole che fanno il solletico' (Salani), scritto con il linguista e con il contributo di Yasmina Melaouah e le illustrazioni di Francesca Arena. Affollatissimo l'incontro in cui, tra risate e applausi, Pennac, scherzando con Bartezzaghi, suo allievo, riflettendo sul corpo della scrittura, sui modi di dire e facendo rivivere alcune fiabe, tocca i punti dolenti della realtà contemporanea. "Chi è l'orco, chi è l'orco? Somiglia a Trump, ha le sembianze di Trump" dice scherzosamente mentre ripercorre la fiaba Pollicino. Ma il punto che sta più a cuore all'autore dell'amata saga di Malaussene e di Come un romanzo, in cui sosteneva il diritto di non leggere, di saltare le pagine, di non finire un libro, è l'istruzione. "Mi rivolgo al pubblico dei professori come sono stato io. Non ci si può accontentare di dare la responsabilità ai telefonini, agli schermi, per parlare dell'abbandono della lettura dei giovani.
    Sono affidati alle nostre mani. Insegnare non può essere solo trasmettere il sapere, è anche condividere la conoscenza e la felicità che ci ha dato. Perché sono stato felice nella vita? Uno degli elementi è la lettura, la letteratura. Il mio dovere come professore, se voglio che i miei alunni amino la letteratura e non solo che abbiano successo negli studi, è condividere tutto ciò che alla loro età ho amato, i libri che mi piacevano e che devo leggere a voce alta. È l'unico modo che abbiamo di impegnarci nell'immaginazione", sottolinea Pennac.
    Ma se dovesse aggiungere un nuovo diritto a quelli inclusi in Come un romanzo, quale sarebbe venticinque anni dopo? "Il diritto di addormentarci mentre si sta leggendo un libro che ci piace moltissimo" sorride lo scrittore.
    In questo terzo libro per ragazzi che è un inno d'amore alle parole, in cui si distingue tra linguaggio letterale e figurato e si scandagliano tanti modi di dire e proverbi come 'buttare un occhio' o 'chiudere il becco', Pennac e Bartezzaghi non vogliono trasmettere "nessun messaggio, ma dare piacere ai ragazzi e alle ragazze". "Il 98% dei lettori sono lettrici. In questo momento sto scrivendo un libro sulla pittura, nei musei e c'è lo stesso fenomeno. Il 99% dei visitatori dei musei sono visitatrici. Gli agenti culturali di tutti i Paesi sono le donne" sottolinea Pennac che il 1 aprile sarà presente al premio Inge Feltrinelli Kids in Fiera. Lo scrittore alleggerisce anche la questione dell'Intelligenza Artificiale. "Dobbiamo dire la verità. Stefano (Bartezzaghi) e io amiamo tantissimo l'IA perché ci permetterà finalmente di riposare un po'" dice Pennac.
    Tra le letture preferite dell'infanzia cita Pinocchio, "perché si diceva che era bugiardo, ma non era proprio così, aveva una bella immaginazione" e I tre moschettieri".
    'Le parole fanno il solletico' sono dei dialoghi tra adulti e ragazzi sui modi di dire quando vengono presi alla lettera. Un libro intraducibile che riproponiamo in versione italiana inventandoci qualcosa con i proverbi da una lingua all'altra.
    Non era detto che ci saremmo riusciti" spiega Bartezzaghi. "Ci sono due tipi di linguaggi: quello letterale in cui le parole significano quello che significano e basta. E il linguaggio figurato in cui si usano immagini per produrre senso. Tutto il linguaggio è nato dal corpo. Adesso con l'IA c'è qualcuno che parla senza avere un corpo e non ha umanità" sottolinea Bartezzaghi che insegna Semiotica della Creatività all'Università Iulm di Milano. "Quindi, i muri hanno orecchie, sì: è la curiosità che gliele fa venire fuori" dicono nel libro in cui ogni capitolo è dedicato a un modo di dire che si conclude con la voce 'Avere gli occhi foderati di prosciutto'.
   
   

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