Caso letterario internazionale,
'Crematorio freddo. Cronache dalla terra di Auschwitz' del
giornalista, poeta e scrittore ungherese József Debreczeni,
inserito dal New York Times tra i dieci migliori libri del 2024,
sarà pubblicato in Italia da Bompiani il 22 gennaio 2025, nella
traduzione di Dóra Várnai, per il Giorno della Memoria.
Il memoir di Debreczeni, nome d'arte di József Brune, morto a
Belgrado nel 1978, pubblicato in ungherese nel 1950, è stato il
primo testo sull'Olocausto uscito all'Est e poi è caduto
nell'oblio per ragioni politiche. Appena ripubblicato in 15
lingue, sta suscitando un corale apprezzamento. "È un'opera
letteraria indispensabile e un documento storico di importanza
insuperabile. Dovrebbe essere una lettura obbligatoria" ha detto
lo scrittore Jonathan Safran Foer, autore di Ogni cosa è
illuminata. Quando Debreczeni arrivò ad Auschwitz nel 1944, se
gli fosse stato detto di andare a sinistra la sua aspettativa di
vita sarebbe stata di quarantacinque minuti. Invece fu mandato a
destra e passò dodici orribili mesi di prigionia e lavori
forzati per poi finire nel crematorio freddo, come veniva
chiamato l'ospedale del campo di Dornhau, dove i prigionieri
troppo deboli per lavorare venivano lasciati morire. Debreczeni
riuscì a sopravvivere e mise su carta le sue esperienze stilando
uno dei più duri e potenti atti d'accusa contro il nazismo mai
scritti. Con la prosa precisa e non sentimentale di un
giornalista, l'autore chiede a chi legge di immaginare esseri
umani in circostanze impossibili da comprendere.
Nato a Budapest nel 1905, Debreczeni ha trascorso la maggior
parte della sua vita in Jugoslavia. Dopo la liberazione ha
collaborato con i media ungheresi nella regione jugoslava della
Vojvodina e con alcuni dei principali giornali di Belgrado. È
stato insignito del Premio Híd, il più alto riconoscimento della
letteratura ungherese in Jugoslavia.
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