Il dibattito sull'opportunità o
meno di esibire resti umani in un contesto museale, per
l'interesse antropologico, storico e culturale che possa avere,
non è nuovo. La novità è che da oggi i 16 musei statali spagnoli
hanno cominciato a ritirare mummie e reperti di parti umane in
esposizione, per il cambio di paradigma deciso dal ministero di
Cultura, con l'adozione di una "Carta di impegno per il
trattamento etico dei resti umani", che segue le direttive del
Codice Deontologico del Consiglio Internazionale di Musei
(Icom).
La decisione del dicastero diretto da Ernest Urtasun, della
confluenza di sinistra Sumar, è stata presa sulla base di un
"Rapporto tecnico sul trattamento dei resti umani depositati nei
musei statali", relativo a circa 15mila resti, incaricato un
anno fa, secondo quanto ha anticipato La Vanguardia.
La Carta, adottata da tutti i centri dipendenti dalla
direzione generale del Patrimonio culturale e delle Belle Arti,
prevede come principio generale che i musei non esibiranno resti
di morti come teschi o persone mummificate. Li esporranno "con
carattere eccezionale" solo quanto le istituzioni museali lo
reputino "imprescindibile per trasmettere la conoscenza che si
vuole mostrare", soltanto "se non ci sia alternativa nel
discorso espositivo" e purché i resti "siano correttamente
documentati e contestualizzati".
La prima conseguenza è il ritiro dall'esposizione al pubblico
della mummia 'guanche' confermato oggi dal Museo Archeologico
Nazionale di Madrid (Man), dalla sezione dedicata alle Canarie
nell'area dedicata alla Protostoria. Si tratta del cadavere
disseccato perfettamente conservato di un abitante della
Canarie, un uomo adulto di 1,62 metri di altezza, supino, con le
braccia lungo il corpo, datato fra il XII e il XIII secolo,
appartenente alla popolazione guanches, che abitava l'arcipelago
quando fu conquistato dalla Corona di Castiglia alla fine del XV
secolo. E ritrovato nella seconda metà del XVIII secolo in una
cava fra centinaia di sepolture.
La Carta pubblicata dal ministero di Cultura stabilisce che
"tutti i resti umani che possano essere assegnati alla specie
Homo Sapiens" siano da proteggere. Fra questi sono inclusi
"corpi completi o parti di essi, senza trasformare, trasformati
o conservati". E anche "ossa, persone mummificate, tessuti
blandi, organi parti di tessuti, embrioni, feti, pelle, capelli,
unghie, così come gli oggetti nei quali furono inseriti
coscientemente resti umani". Ovvero, "maschere mortuarie,
registrazioni sonore di voci umane, fotografie o corredi
funebri".
L'esempio del Mav sarà seguito dal Museo de America, che
ritirerà le mummie del Perù della cultura Paracas per una loro
"ri-contestualizzazione", o dal Museo di Arte Romana di Merida,
fra le altre istituzioni museali che hanno adottato la Carta.
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