In merito alle recenti dichiarazioni
di Alfonsino Mei, presidente di Enasarco, che "sembrerebbero
voler additare creator ed influencer come evasori abituali di
oneri contributivi, al punto tale da avere persino un impatto
negativo sul conto economico dell'Ente, Assoinfluencer, realtà
aderente a Confcommercio professioni" fa sapere di ritenere
"tale affermazione lesiva degli interessi e dell'immagine della
categoria che rappresentiamo". Lo si legge in una nota.
"Evidenziamo che, secondo un costante orientamento della Corte
di Cassazione, l'attività di promozione della conclusione di
contratti per conto del preponente, che costituisce
l'obbligazione tipica dell'agente, non può consistere in una
mera attività di propaganda, da cui possa solo indirettamente
derivare un incremento delle vendite, ma deve consistere
nell'attività di convincimento del potenziale cliente ad
effettuare delle ordinazioni dei prodotti del preponente, atteso
che è proprio con riguardo a questo risultato che viene
attribuito all'agente il compenso, consistente nella provvigione
sui contratti conclusi per suo tramite e andati a buon fine.
Influencer e creator in generale - va avanti la nota - si
rivolgono ad un pubblico indiscriminato e senza confini sul web,
di conseguenza non sussiste quella interazione caratterizzante e
fondante il rapporto agente/acquirente".
Per l'associazione, "basandoci sul suddetto presupposto, è
perciò evidente come le dinamiche tipiche della content creation
economy mal si concilino con quelle riferibili agli agenti di
commercio", dunque Assoinfluencer invita "le Istituzioni a
tenere conto della effettiva natura di una categoria che, già da
tempo, sconta l'assenza di regole chiedendo un intervento atto a
costituire un quadro regolamentare chiaro".
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