Nel nostro Paese ci sono "circa
65.000 professionisti", tra cui "procacciatori d'affari con
partita Iva, influencer e altre figure che svolgono attività di
mediazione, che dovrebbero essere iscritti ad Enasarco", la
Cassa previdenziale degli agenti di commercio e dei consulenti
finanziari, ma "non lo sono". E si tratta di un'ampia platea di
possibili associati che "eludono i versamenti contributivi
all'Ente, rischiando di minarne la sostenibilità nel lungo
periodo e causando uno squilibrio concorrenziale tra quanti
versano il dovuto e chi non lo fa". È lo stesso presidente di
Enasarco Alfonsino Mei a parlare così, nel corso dell'assemblea
dell'Ente, che si è aperta stamani, a Roma. "Nonostante le
difficoltà economiche globali", la Cassa pensionistica privata
"ha lavorato senza tregua per garantire la stabilità e la
crescita", prosegue, riferendo che, "nel 2023, il patrimonio è
salito a 8,7 miliardi di euro, segnando una crescita del 5%,
rispetto all'anno precedente. La nostra riserva legale
rappresenta ormai 5,43 volte il valore delle prestazioni
previdenziali", e "anche in questo caso, c'è un netto
miglioramento rispetto agli anni precedenti", va avanti la guida
dell'Ente. E attualmente a "oltre 237.000 professionisti
offriamo un sistema di welfare completo, sempre più
personalizzato", sottolinea.
È "urgente e necessario", perciò, secondo il presidente, "un
adeguamento normativo della legge 204 del 1985 ( Disciplina
dell'attività di agente e rappresentante di commercio, ndr), un
dispositivo di 40 anni fa, che non riesce ad individuare le
nuove forme delle professioni di intermediazione", mentre è,
invece, "prioritario riconoscere e integrare le nuove figure che
emergono nel nostro settore". E in Enasarco "dovrebbero
rientrare anche molte grandi piattaforme web che, nella realtà,
esercitano integralmente, o in parte, un'attività di
mediazione". chiosa Mei.
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