Hanno pagato 2.500 dinari
tunisini, quasi più del doppio del prezzo di 1.000-1.200 dinari,
per la traversata in sicurezza cominciata da Sfax. Sono i 24
tunisini che lo scorso sabato sono stati salvati dalle
motovedette Cp281 della guardia costiera e V1302 della guardia
di finanza dopo che il peschereccio "Sidi Bohlal Ma605" li aveva
trasbordati su un barchino arrugginito di 8 metri e abbandonati
al confine con le acque territoriali italiane. I tre presunti
scafisti sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto,
emesso dalla procura di Agrigento, dalla polizia, dalla guardia
di finanza e dalla guardia costiera.
Non è la prima volta che al largo di Lampedusa emerge il
fenomeno dei viaggi non di lusso, ma in sicurezza, che hanno un
costo superiore rispetto alla traversata fatta su un natante
partito direttamente dalla costa tunisina. Già nel 2023, la
squadra mobile di Agrigento, la guardia costiera e la guardia di
finanza avevano fatto più fermi di pescatori tunisini
convertitisi in trafficanti.
In quest'ultimo caso, portato alla luce grazie al rapido
intervento delle unità di soccorso e all'attività investigativa
della polizia, è emerso che su quel barchino, che faticava a
stare a galla per quanto era arrugginito, i trafficanti di
esseri umani avevano messo 5 taniche da 20 litri di gasolio e
avevano fornito, quale strumento di navigazione, un gps.
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