"Un dramma di stretta attualità,
una vicenda di soprusi, sopraffazione di genere, calato in un
differente contesto storico e culturale ma di cui oggi sono
piene le cronache. Una storia di denuncia contro l'arroganza del
colonialismo occidentale". Così il musicologo Emanuele Senici,
ieri sera a Cagliari, ha presentato in una brillante
esposizione, Madama Butterfly di Puccini.
È il secondo omaggio, dopo Tosca, al grande compositore nel
centenario della sua scomparsa. Titolo di gran richiamo, chiude
il 28 giugno alle 20,30 la stagione di Lirica e balletto.
Senici, al suo debutto a Cagliari, davanti al pubblico del
"Carmen Melis", ridotto del Lirico, è partito dall'indicativo
sottotitolo "tragedia giapponese". "Rimarca l'ambientazione e fa
assumere alla storia i nobili caratteri di una tragedia". Si è
poi concentrato sulla protagonista. "Il personaggio femminile,
assieme a Minnie de "La fanciulla del west" è il più complesso
del suo repertorio - ha sottolineato - Puccini lo ha amato dopo
aver visto la pièce teatrale di Belasco nel 1900 a Londra, ne
rimase profondamente colpito, tanto da incentrare su di lei l'
intera opera".
L'entrata in scena di Cio-Cio-San, coi suoi 15 anni "netti,
netti' è annunciata dalla voce fuori scena. "Puccini ne ha
delineato il tormentato percorso interiore - ha argomentato il
musicologo - da bambina sposa di uno sfruttatore, l'ufficiale
della Marina americana Pinkerton, da adolescente fragile e
inconsapevole che il suo matrimonio con lui fosse a tempo, a un
processo di amara comprensione del mondo, da geisha oggetto del
piacere a donna matura, madre consapevole, capace di rinunciare
a suo figlio per garantirgli un futuro in America".
Senici ha poi messo in risalto la modernità di Puccini ("che
nella forma e nel contenuto rende le sue opere universali")
anche nello scontro tra culture, come affiora dal capolavoro del
grande compositore. "Butterfly ha la maestosità di un'eroina di
una tragedia greca - ha evidenziato - ha un'alone di sacralità,
fierezza e nobiltà che raggiunge il suo apice nell'atto del
suicidio, con il pugnale di suo padre. Con questo gesto rituale
e salvifico si riappropria della sua identità di donna della sua
terra, quel Giappone da cui Puccini era affascinato, richiamato
anche dalle melodie inglobate nell'opera che creano ulteriore
suggestione e bellezza".
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