(di Claudia Fascia)
Nessuna pressione sugli artisti da
portare all'Ariston, canzoni più incentrate ad indagare il
microcosmo che non i fatti del mondo, e tanto pop, a discapito
del rap in diminuzione e del rock completamente assente,
nonostante l'exploit dei Maneskin nel 2021 che sembrava averne
segnato la rinascita. È il quadro che Carlo Conti ha
tratteggiato del suo prossimo festival di Sanremo, il quarto da
direttore artistico, dopo la tripletta 2015-2017. E Conti,
durante il tradizionale pre-ascolto dei brani in gara riservato
alla stampa specializzata, ha confermato dopo le indiscrezioni
dei giorni passati anche la presenza di Damiano David - proprio
il frontman della band di Zitti e buoni, ormai lanciato nella
carriera da solista - nella serata del mercoledì. Ieri
l'annuncio di Jovanotti nella serata d'apertura.
"A ogni sera ho cercato di dare un sapore diverso: la prima
sera è quella con gli amici, perché mi risuonano ancora le
parole di Ezio Bosso, uno dei momenti indimenticabili dei miei
festival, che ospite all'Ariston disse: la musica è come la
vita, si fa insieme. Questa cosa dell'insieme mi è rimasto". Ma
Conti ancora non ha svelato chi lo affiancherà al debutto. Si è
fatto anche il nome di Gerry Scotti, ma al momento il volto Rai
non ha confermato. "Gerry Scotti è un mio amico come lo sono
Pieraccioni e Panariello e tanti altri. Sto ancora cercando di
convincerli". Già convinta e annunciata, invece, la flotta dei
co-conduttori per le altre serate: "Mercoledì Bianca Balti, come
grande esempio di vita che deve continuare sempre, poi i colori
di Malgioglio e l'ironia di Frassica. La terza serata sarà nel
segno delle donne, con Miriam Leone, Elettra Lamborghini e Katia
Follesa. La quarta serata è tra glamour e ironia con Mahmood e
Geppi Cucciari. Sabato è l'appuntamento più istituzionale con
Alessia Marcuzzi e Alessandro Cattelan. Sono tanti, così lavoro
meno io", scherza Conti, che però dovrà fare i conti con una
scaletta che prevede 30 big in gara, più quattro Nuove Proposte,
oltre a co-conduttori e ospiti. "Avevo detto che avrei fatto un
festival con 24 brani in gara, poi ne ho scelti 30, ma almeno
altri 6 potevano entrare nella lista. Sono tutti meritevoli e
alcune scelte sono orgoglioso di averle fatte, sono mie
scommesse: non ho subito nessuna pressione, meno che mai dalle
case discografiche. Preferisco un ospite in meno e 2 o 3 canzoni
in più. Meno monologhi e più musica", rivendica il presentatore
sottolineando che "se il risultato è una varietà d interpreti e
suoni, credo sia giusto tenerli tutti". Promette che non ci
saranno notti insonni perché "ho introdotto il dopofestival e
voglio finire a un'ora decente, senza infarcire troppo, anche
nella serata dei duetti, che entro qualche giorno saranno resi
noti. Nessuna rincorsa allo share".
Sui contenuti dei brani, spiega che "non sono state
presentate canzoni sulla guerra, ma non è detto che non ne
parleremo. Gli artisti hanno preferito raccontare affrontare
rapporti personali o interpersonali, forse anche per sfuggire da
ciò che di gravissimo succede intorno a noi". Tanto, tantissimo
pop e a farne le spese - oltre al rock - soprattutto il rap.
"Moltissimi, anche grandi nomi del rap, si stanno spostando un
po' sul pop: ho scelto tra quello che è stato presentato".
Il festival deve ancora iniziare, ma già qualche polemica
l'ha suscitata la scelta del cast. In particolare la presenza in
gara di Emis Killa, sfiorato dall'inchiesta ultras di Milan e
Inter. "Io non faccio il giudice, io ho scelto la canzone.
Quella di Emis Killa, come quella di Fedez o Tony Effe (anche
loro finiti nel mirino, ndr), è meritevole di essere
all'Ariston", si smarca Conti. "A me interessa come si
comporterà sul palco, il resto non lo devo controllare io".
Anche Giorgia, testimonial della Tim, sponsor del festival,
poteva rappresentare un problema: "ma il suo contratto termina
il 15 gennaio, quindi problema risolto".
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