"Da Piazza Cavour arrivai al Vaticano, la bellezza della città eterna non muta mai. Seppur dovetti fare tutto il tempo off-road con la mia sedia a rotelle per ottemperare all'insolenza delle infinite barriere architettoniche, colsi l'occasione per parlare con i passanti e restaurare la mia spontaneità nei dialoghi". Salvatore Cristiano Misasi è uno dei B-Liver, i ragazzi con patologie gravi o croniche che la Fondazione 'Il Bullone' ha scelto di valorizzare mettendone in risalto risorse e talenti. Racconta, sull'ultimo numero dell'omonima rivista 'Il Bullone', il suo viaggio, lo scorso mese, partendo da San Lucido, in Calabria, per raggiungere la Camera dei Deputati, dopo aver preso il Freccia Rossa fino a Roma. Un viaggio non privo di difficoltà, ma che ha superato grazie all'adrenalina. Salvatore, infatti, era atteso a un incontro a Montecitorio in cui la Fondazione illustrava il suo impegno per i B-Liver, che il giovane rappresentava. "Onore e responsabilità: con questi due protagonisti - spiega - si potrebbe riassumere la guerra dentro di me. Durante la notte ripensai alla parte finale del mio motto di vita che è 'Sogna, combatti e merita' e pensai: 'se il destino mi ha portato qui è perché ho sognato con passione, ho combattuto duramente e dunque merito di essere qui'. "La mattina del 15 maggio la guerra era vinta, così dopo aver indossato i vestiti che il dress code richiedeva, mi avviai verso la destinazione. La Camera dei Deputati è l'istituzione trasformata in palazzo, con le sue bandiere, le sue procedure e la sua aria regale è in grado di incantare i suoi visitatori. I corridoi che mi portarono dentro alla Camera mi sembravano interminabili, tuttavia giunse il momento e ci accomodammo con i ministri. Per accedere alla colossale scrivania vi erano due rampe, mentre alle nostre spalle padroneggiava la scena la scritta dorata 'Camera dei Deputati' su uno sfondo di stoffa blu. Bill Niada, fondatore del 'Bullone' aprì la conferenza, il suo carisma arrivava in ogni angolo della sala, poi arrivò il mio turno e parlare dopo il fondatore non fu cosa facile, il mio cuore arrivò a battiti talmente alti che sembrava volesse fratturarmi le costole, ma era il battito di chi vuole dare il meglio di sé. Mi ero prefissato 4 punti: il mio incontro col Bullone, il Bullone e il suo impegno sociale, il Bullone e i progetti culturali e come la società potrebbe migliorare con la filosofia del Bullone. In qualche modo riuscii a dire ciò che volevo, la mia anima avrebbe voluto raccontare altre mille storie, purtroppo il tempo era limitato, Sofia (Chief Editor del mensile, ndr) mi succedette e con la sua naturalezza riuscì a colpire le coscienze di tutti, portando l'atmosfera delle riunioni di redazione al tavolo degli onorevoli. Dopo tanto tempo mi sentivo bene, in alto, ma non sul tetto di un edificio qualunque, piuttosto in un piano intermedio di un grattacielo di Porta Nuova".
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