"Auspichiamo che l'Autorità
portuale di Taranto non venga accorpata a quella di Bari.
Sarebbe penalizzante. I due territori hanno le loro peculiarità.
Lo scalo ionico ha pagato, nel corso degli anni, lo scotto del
cambio di terminalisti e anche ritardi dal punto di vista
infrastrutturale, ma ha grandi potenzialità e va rilanciato". E'
la posizione espressa da Federico Greco, presidente di
Confimprese Taranto, per il quale nonostante il 2024 abbia visto
un importante calo nelle movimentazioni, anche a causa della
crisi dell'ex Ilva, il porto "resta uno dei settori fondamentali
dell'economia ionica per capacità, strategicità e prospettive".
"Bisogna lavorare - esorta Greco - affinché i traffici
possano aumentare e un ruolo importante lo rivestono anche le
ditte che operano all'interno del porto, che non è solo approdo
per i rifornimenti al siderurgico. Ci vorrebbe anche una
campagna comunicativa in questo senso". "A Taranto mancano le
grandi aziende che non siano Acciaierie d'Italia ed Eni? -
prosegue -. Secondo noi c'è anche un problema di competitività
di costi. Lo scarico al porto di Bari, da quanto ci risulta,
arriva a costare anche il 50% in meno rispetto a Taranto perché
il trasferimento della merce viene effettuato direttamente sulla
banchina. Nello scalo ionico invece le operazioni sono più
complesse".
Recentemente, riferisce il presidente di Confimprese Taranto,
"noi abbiamo avuto difficoltà con un'azienda associata che
doveva inviare dei container in Nord Africa. Non siamo riusciti
a trovare in loco una compagnia che potesse effettuare questo
trasporto della merce. L'azienda è stata costretta a effettuare
il trasporto da Taranto a Salerno utilizzando un vettore
campano. Queste situazioni influiscono sulla diminuzione delle
merci fatte transitare dal porto di Taranto".
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