Incentivare un modello di
immigrazione che alimenti gli attraversamenti legali, mediante
l'accesso al lavoro informato e formato, finalizzato alla
collaborazione familiare: sarà questo il tema del XXIi congresso
nazionale dell'Associazione professionale italiana dei
collaboratori familiari (Api-colf), che si svolgerà a Roma il 21
ed il 22 maggio.
Al centro del dibattito, si legge in una nota, "la proposta
di un programma di formazione dei migranti sui lavori di cura,
anche in via preventiva attraverso l'istituzione di centri per
l'immigrazione negli Stati di provenienza - grazie ad accordi
bilaterali con autorità locali e rappresentanze consolari e
diplomatiche - in modo da consentire il rilascio dei permessi di
soggiorni per motivi di lavoro, prima della partenza per il
nostro Paese, e un percorso di preparazione professionale
adeguato".
Il lavoro domestico, segnalano gli organizzatori
dell'iniziativa, "rappresenta un fenomeno multiculturale per
eccellenza" ed è svolto in Italia "da quasi 2 milioni di
persone, di cui circa 1 milione, ovvero 961.358, regolari e
1.054.000 in 'nero' ed il 70% di questi occupati "sono
stranieri, l'84,9% sono donne, anche se le percentuali degli
uomini sono in aumento negli ultimi anni", recita la nota.
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