"Una norma con limiti importanti e
preoccupanti, nonostante risponda a un principio da noi
rivendicato da anni: un compenso minimo ed equo per tutti i
professionisti autonomi". Così Cgil nazionale, Nidil-Cgil e
Apiqa (l'associazione dei quadri, professionisti e alte
professionalità) commentano la proposta Fdi-Lega sull'equo
compenso diventata legge con l'ok definitivo della Camera,
parlando di "una legge iniqua che esclude e discrimina". La
norma, denunciano, "si riferisce solo ai rapporti di lavoro con
grandi committenti, banche e assicurazioni, e con le Pubbliche
amministrazioni, limitando nei fatti la platea dei lavoratori
autonomi coperti. Inoltre, divide fra professioni ordinistiche e
non, invece che garantire pari diritti. Resta la sanzione
inaccettabile a carico del professionista ordinista nel caso
accettasse prestazioni al ribasso, pur essendo il lavoratore in
posizione di debolezza rispetto al committente".
Con riferimento ai parametri economici, proseguono, "si affida
il lavoro di scrittura e aggiornamento soltanto agli ordini e ai
collegi professionali, anche per i professionisti non ordinisti,
non garantendo così il giusto riconoscimento e rappresentanza di
questi lavoratori. Rappresentanza a tutela di tutti i
professionisti autonomi, ordinisti e non, che non viene tenuta
in debita e corretta considerazione nemmeno nella composizione
dell'Osservatorio di nuova istituzione. Per quest'ultimo si
prevede la presenza di tutti gli Ordini e Collegi professionali
e di sole cinque associazioni di professionisti non iscritti a
Ordini e Collegi, scelti dal ministero delle Imprese e del Made
in Italy, escludendo completamente le organizzazioni sindacali
comparativamente più rappresentative". "Si tratta di un'evidente
e grave esclusione nell'esercizio della rappresentanza a tutela
di tutti i professionisti autonomi. Per questo - concludono
Cgil, Nidil, Apiqa - chiediamo l'apertura di un confronto e la
convocazione di un tavolo per affrontare tali problematiche".
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