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Responsabilità editoriale di skuola network srl
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Studiare tante ore portando a casa meno di quanto atteso dopo così tanto impegno: a quanti studenti capita? La problematica fondamentale, spesso, è la mancanza di un buon metodo di studio. Parliamo di quelle strategie e di quelle tecniche che aiutano a imparare meglio, a organizzare il tempo e a gestire lo studio di ogni singola materia.
Non bisogna aspettare la prima pagella: le eventuali difficoltà emergono fin dalle prime verifiche e di solito tendono a peggiorare strada facendo. La buona notizia è che non è mai troppo tardi per correre ai ripari, come spiega Valentina Vollaro, una delle Tutor più richieste di Ripetizioni.it, la piattaforma leader in Italia per le lezioni private, specializzata proprio in questa branca.
Insieme a lei, il portale Skuola.net ha stilato un decalogo con 10 regole facili da seguire per migliorare il proprio metodo di studio, utili non solo per gli studenti ma anche per i genitori che vogliono dare una mano ai propri figli.
1. Cominciare bene per continuare meglio
Tornare tra i banchi non è esattamente il sogno degli studenti, soprattutto dopo la pausa estiva. Ricominciare una qualsiasi attività dopo un lungo stop non è mai facile. Come fare per ritrovare la concentrazione? Il consiglio della prof, in questo caso, è quello di sfruttare al meglio i benefici del riposo per riaffacciarsi sui libri con la giusta carica: “Bisogna ritornare ai ritmi di sempre gradualmente, sfruttando senza dilapidare il pieno di energia accumulata durante le vacanze”.
2. Pianificare il cammino, senza perdere di vista il traguardo
Cominciare bene è importante, ma non è tutto. L’anno scolastico, in effetti, va affrontato come una maratona, con costanza e dedizione, senza rinunciare a qualche scatto in prossimità dell’obiettivo. Per farlo al meglio è fondamentale fissare sin dal principio un piano, una scaletta che permetta di procedere un passo alla volta non perdendo di vista il traguardo.
Secondo la docente, infatti, bisognerebbe “pianificare le giornate di studio, seguendo il principio di affrontare un impegno per ottenere il premio finale del relax. Quindi, mettersi nelle condizioni di lavorare in vista della ricompensa finale di fine percorso, cioè il futuro periodo di vacanze. Questo sicuramente implicherà in modo spontaneo una percezione più ristretta dei tempi, mettersi nella condizione di dover lavorare per ottenere un premio può portare ad avvertire in modo meno pesante il tempo di lavoro stesso”.
3. Dalle medie alle superiori: aprirsi alle novità
Non dimentichiamoci, poi, di tutti quegli studenti che hanno concluso il primo ciclo d’istruzione. Ad attenderli, dopo l’intensità dell’esame di terza media, c’è un’esperienza inedita. Non a caso, secondo la Tutor, il passaggio alle superiori consiste di fatto in “un giro di boa” del percorso formativo, da affrontare però con la massima serenità. Una dritta? “Non intendere l’incontro con l’ignoto in modo negativo, ma concepire questo contatto con il nuovo come una possibilità di mettersi in gioco”. Il trucco è quindi quello di aprirsi alle novità: un approccio mentale positivo aiuta a ottenere risultati migliori.
4. Mappe concettuali per avere una marcia in più
Il passaggio dalle scuole medie alle superiori segna un cambiamento significativo anche per quanto riguarda la quantità e la complessità dello studio. Ecco, allora, che l’individuazione di un solido metodo di studio si fa ancora più urgente.
Uno strumento che può dare una marcia in più, suggerisce Valentina Vollaro, è quello delle mappe concettuali: “Nello specifico, un impiego massiccio - soprattutto nelle materie umanistiche - di schemi e percorsi concettuali e mentali. I primi aiutano a individuare i concetti, i secondi a memorizzarli. Un altro merito di queste mappe - continua a spiegare la docente - è dato dalla loro struttura gerarchica e consequenziale. Gerarchica, in quanto le mappe aiutano a creare una piramide dei concetti, e consequenziale in quanto stimolano, e potenziano, l’abilità di individuare rapporti di causa effetto tra i concetti, tra le materie”.
Senza dimenticare che le mappe concettuali, secondo la Tutor, rappresentano “il modo migliore con cui restare coperti davanti qualsiasi interrogazione o situazione critica”. Insomma, i vantaggi sono evidenti, e non ci abbandoneranno neanche in futuro: “I collegamenti agli insegnanti piacciono sempre, e questo atteggiamento sarà ben gradito anche dai professori dell’università”.
5. La via per una buona impressione: partecipazione attiva
A proposito di insegnanti: qual è il modo migliore per fare una buona prima impressione ai nuovi docenti? L’incontro con i prof, ci ricorda Valentina Vollaro, non è poi così diverso da altri incontri con persone di età e autorità superiore alla nostra, verso cui è necessario mostrare il dovuto rispetto e contegno. Nulla di trascendentale: “Uno studente che voglia fare una buona impressione su un nuovo docente - spiega la Tutor - dovrebbe mantenere da subito una buona condotta, dimostrare le proprie capacità e al tempo stesso mostrare un’adeguata preparazione della materia nonché interesse per la stessa”.
6. Materie indigeste? Confida nelle tue capacità
E fin qui ci siamo. Ma non si può fare finta di niente: ogni studente incontrerà, lungo il percorso, alcune materie indigeste. Che sia per una mancanza di interesse o per lacune accumulate negli anni precedenti, è comune sentirsi più a proprio agio con alcune discipline e completamente spaesati con altre. Non è colpa di nessuno.
Constatato il problema, bisogna però andare alla ricerca di una soluzione. Come acquisire fiducia verso quelle materie per cui ci sente meno portati? La Tutor dà la sua personale ricetta: “Dobbiamo ottenere una maggiore motivazione in noi stessi. Ciò implica stimare di avere specifiche facoltà e confidare nelle nostre capacità di apprendimento, in modo da convincerci di riuscire a gestire le dinamiche anche delle discipline che ci sono meno familiari. E per far questo possiamo agire sotto l’impulso di una buona linea guida che sia soprattutto motivazionale: un amico, un parente o un professore che ci è particolarmente caro. Ognuno di noi, se vuole, può raggiungere determinati obiettivi”.
7. Mal di scuola? Via i pensieri negativi
Per non parlare degli studenti che al solo pensiero di tornare in classe si ritrovano con il classico nodo alla gola. Si tratta del cosiddetto “mal di scuola”, che nelle sue forme più acute non va assolutamente sottovalutato: ansia e preoccupazione possono inficiare non solo la serenità quotidiana, ma anche il rapporto stesso con l’istruzione.
Rientri anche tu nella categoria? Niente paura, in tuo soccorso c’è ancora una volta il giusto approccio mentale: “La raccomandazione che mando agli studenti che sono intimoriti al pensiero di varcare i cancelli della scuola - dice la Tutor - è quella di scacciare tutti i pensieri negativi e di approcciarsi all’inizio del nuovo anno scolastico con positività. Ovvero intendere l’ambiente scolastico nella sua socialità e prepararsi a iniziare il nuovo anno con la convinzione di incontrarsi nuovamente con i propri amici e compagni e con i professori con cui si è più in empatia”.
8. Nuovo anno, nuovo inizio
Il ritorno a scuola è un po’ come Capodanno: tanti buoni propositi, difficili però da mantenere. Se hai deciso di alzare la tua media scolastica, non basteranno solo le intenzioni: le chiavi sono la pratica e l’esercizio costanti, magari anche con il sostegno di una buona guida metodologica. “Tra i vantaggi di questo allenamento - spiega Valentina Vollaro - possiamo riconoscere un campanello d’allarme che ci comunichi la necessità di rivedere la teoria. È l’esercizio che ci consentirà di rilevare eventuali lacune alla base e quindi crearci per intero la nostra corazza”.
9. Si torna in classe: occhio alle verifiche
Back to school non vuol dire soltanto tornare a sedersi ai propri banchi. Ma anche ritrovarsi ancora una volta ad affrontare le temute verifiche, orali o scritte che siano. Che appunto sono le stesse verifiche di sempre, ma con un’aggravante in più: “Ciò che davvero le differenzia - fa presente Vollaro - è il fatto che siano state precedute da un lungo periodo di pausa estiva”. Il che potrebbe rendere il tutto un po’ più complicato, data la difficoltà a ingranare subito con la giusta marcia.
Più complicato, abbiamo detto, ma non impossibile. Il suggerimento della Tutor, in questo caso, è quello di concedersi un ripasso degli schemi, che permettono una veloce rinfrescata degli argomenti già studiati. E poi, soprattutto, risulta fondamentale “suddividere il carico di studio riprendendo gradualmente i ritmi di lavoro legati alla routine quotidiana”. Anche perché, precisa ironicamente Valentina Vollaro, dopo i tre mesi di stop estivo “gli effetti di stordimento e mancanza di concentrazione sono comuni a tutti, bambini, ragazzi e adulti”.
10. Tutor scolastico: un valido alleato
“Meglio prevenire che curare”, diceva qualcuno. E allora perché non intervenire prima ancora dell’insorgere delle temute insufficienze? Da questo punto di vista, rivolgersi all’aiuto di un Tutor potrebbe essere la mossa vincente per iniziare il nuovo anno scolastico con il piede giusto. Come sottolinea Valentina Vollaro, sono due le tipologie di studenti che più di tutti potrebbero beneficiare del supporto di un Tutor.
Gli alunni provenienti dalle scuole medie, “che vogliono avere un primo approccio alle materie per maturare un’idea, seppur generica, delle nuove discipline”, e gli studenti già in corso, che vogliono potenziare il programma svolto nei mesi precedenti: “In entrambi i casi, il Tutor può fornire alle matricole e agli studenti che hanno frequentato precedenti annate scolastiche utilissimi insights sulle materie, dando loro coscienza dei propri margini di miglioramento, prospettive di studio nel caso dei più piccolini e, in ogni caso, fornire assistenza e orientamento generale”, conclude la docente di Ripetizioni.it.
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