Sciare a sessant'anni su una pista di
coppa del mondo, entro un limite del 15% in più rispetto al
tempo medio degli atleti professionisti. È l'obiettivo ultimo
del progetto sportivo "Downhill to Down-Ill Make Sport Live
Better", presentato in Fondazione Ferrero ad Alba (Cuneo).
L'iniziativa prevede la preparazione della durata di tre anni
di un atleta anonimo in età avanzata, al termine della quale lo
sportivo non professionista si cimenterà in una discesa libera
sulla pista Streif di Kitzbuel (Austria). La challenge servirà a
creare una banca dati per lo studio della fisiologia del corpo
umano e la ricerca di nuove tecnologie e accorgimenti per la
sicurezza degli sciatori.
A monitorare i progressi medico-sportivi sarà il comitato
K4S, presieduto dallo psicologo Luigi Salvatico, con il
dirigente della struttura di Ortopedia dell'ospedale di Cuneo
Lucio Piovani, il biologo nutrizionista Aureliano Stingi e
l'allenatore dell'atleta, Massimo Di Donato. "L'atleta non è un
ex professionista né un maestro di sci, ma una persona che ha
praticato a livello amatoriale" spiega Salvatico.
"Soprattutto dai 55 ai 60 anni si tende a smettere di sciare.
Si può invece continuare in sicurezza e ricavandone un grande
beneficio per l'equilibrio psicofisico" aggiunge il presidente
del comitato. L'attenzione alla sicurezza è testimoniata dal
coinvolgimento della Fondazione "Matilde Lorenzi" e della
polizia di Stato, che ha concesso il patrocinio e il supporto
del gruppo sportivo Fiamme Oro: la challenge sarà infatti
occasione per sperimentare nuovi caschi e materiali per le tute
che attutiscano le cadute, ma anche per promuovere comportamenti
corretti sulle piste.
Assieme ad Adolfo Lorenzi, padre della campionessa piemontese
deceduta durante un allenamento, sono intervenuti ad Alba il
questore di Cuneo, Carmine Rocco Grassi, la coordinatrice del
Centro nazionale del gruppo sportivo Fiamme Oro - settore sport
alpini di Moena Erica Antoniol e le slalomiste di coppa del
mondo Martina Peterlini e Marta Rossetti.
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