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Avvocati Ancona, Marasca 'la cultura della giustizia torni al centro'

Avvocati Ancona, Marasca 'la cultura della giustizia torni al centro'

(v. 'Anno giudiziario, nelle Marche...' delle 13.20)

ANCONA, 25 gennaio 2025, 15:34

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"La cultura della giustizia torni al centro". Il presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati (Coa) di Ancona Gianni Marasca è intervenuto, alla Mole Vanvitelliana, all'Inaugurazione dell'Anno Giudiziario nelle Marche. Il legale ha toccato alcuni temi principali, tra cui i tempi dell'amministrazione della giustizia.
    "Nella relazione del Presidente ripresa anche dal Procuratore Generale - ha osservato - mi ha confortato molto constatare la riduzione dei tempi per i processi civili e penali. Questo è un tema di interesse preminente dei cittadini non tanto e non solo perché possano avere una giustizia in tempi ragionevoli ma perché si possa avere la consapevolezza che l'eventuale sanzione sia civile che penale sia la conseguenza di un'azione e non di una persecuzione. La verità processuale è stabilita in base di una sentenza e di un contradditorio tra le parti".
    "L'avvocato - ha rimarcato Marasca - più che la verità ama la ricerca della verità da offrire a chi ha il dovere e il compito istituzionale di trovarla e questo è un fondamento non del nostro ordinamento ma della nostra cultura della giustizia".
    Un altro tema è la collaborazione istituzionale con la magistratura e non solo".
    "Abbiamo messo in atto vari protocolli a livello distrettuale - ha ricordato - uno dei quali, a mio avviso molto importante, in materia di diritto di famiglia per disciplinare e dare omogeneità a momenti di grave turbamento da parte dei cittadini e che rafforza l'unità di intenti tra avvocatura e magistratura.
    Da poco abbiamo siglato un accordo con la Procura minorile per implementare la messa alla prova, almeno per le situazioni meno gravi, per provare a riscattare un passato sbagliato coinvolgendo anche le famiglie"; "Abbiamo siglato con il Tribunale Civile un protocollo sulla disciplina degli amministratori di sostegno, altra grave situazione sociale che esprime come una società che crea fragilità e disagio poi non sappia governarla. Ad Ancona ci sono 5mila tutele aperte".
    "Abbiamo chiesto alla Prefettura - ha detto ancora Marasca - di farsi carico di suggerire agli enti locali di implementare i lavori socialmente utili offrendo l'occasione di riscattare un male compiuto facendo del bene a persone più fragili cosa che ritengo faccia parte della nostra cultura e che sia coerente con il richiamo alla prevenzione dei reati richiamata anche in questa sede".
    "Non rinunceremo mai - ha ribasito il presidente del Coa Ancona ha rimarcato che "non rinunceremo mai alla libertà di aiutare chi la libertà non ce l'ha" - ringraziando i vertici "per le parole di rispetto e considerazione nei confronti del ruolo dell'avvocatura".
    In tema di informatizzazione ad Ancona "il processo penale telematico è in funzione da 4 anni, procedura che ci impone di consegnare atti in un fascicolo che non possiamo vedere. Per questo chiediamo al Ministero di proseguire nel miglioramento degli aspetti tecnologici così come l'auspicio è che i magistrati comprendano le difficoltà operative che noi avvocati affrontiamo".
    Sul fronte della formazione "grazie alla disponibilità alla presenza nella nostra scuola di formazione di valenti magistrati, dello stesso Presidente della Corte d'Appello e del Procuratore Generale abbiamo avuto l'occasione per condividere gli aspetti che ci consentano di raggiungere obiettivi comuni che sono alla base del rispetto istituzionale.
    "Nel processo penale il pubblico ministero può disporre di un apparato statale ampio e completo - ha proseguito - al quale i cittadini possono opporre solo l'opera di un avvocato e che quindi l'imputato deve credere sempre più e sempre più convintamente nella terzietà del giudice che è garanzia di giustizia e dei diritti dei cittadini". In conclusione, l'avvocato Marasca ha citato Calamandrei il quale diceva che "i giudici hanno fiducia degli avvocati perché sanno che un giorno saranno giudici e gli avvocati hanno fiducia nei giudici sapendo che prima sono stati avvocati". "Si tratta - ha concluso - di un'esaltazione di un'unificazione delle carriere che non mi sembra molto di tendenza in questo periodo".
   

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