Dal 2013 al 2023, le aree interne
delle Marche hanno perso oltre 5mila attività economiche e oltre
600 imprese manifatturiere. E' calata anche la popolazione: in
base ai dati Istat dal 2014 al 2021, i residenti sono scesi del
7,8% e si è accentuato l'invecchiamento: 242 anziani ogni 100
giovani mentre per le Marche il valore si abbassa a 207. Nel
mercato del lavoro, gli occupati, dal 2018 al 2021, hanno
registrato una riduzione del 3,2%. secondo i dati del Mef, anno
di imposta 2022, c'è un divario di quasi 2mila euro (-8,5%) tra
comuni delle zone interne e gli altri, con il 24,8% dei
contribuenti che dichiara un reddito inferiore a 10mila euro.
Sono i dati che emergono dalla ricerca presentata oggi nel
convegno dal titolo "Aree interne: restare, transitare,
scomparire. Questioni di sfondo e il caso Marche", promosso da
Cgil Marche con il patrocinio dell'ateneo di Camerino. "Come
Cgil, crediamo che si possa porre un freno al destino di questi
territori", ha commentato Giuseppe Santarelli, segretario
generale Cgil Marche. "In questi anni, - ha concluso - la
modalità di distribuzione dei fondi del Pnrr, destinati ai
borghi e i bandi regionali, rischia di bruciare ingenti risorse
senza una strategia d'insieme; la stessa attenzione va posta
anche sulla ricostruzione post-sisma che deve essere non solo
fisica, ma anche sociale. È tempo di una svolta radicale pure
per il Governo che deve rilanciare le Aree Snai".
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