Via libera del Tribunale di Ancona
alla domanda di ammissione al concordato preventivo con riserva
per l'azienda vitivinicola Terre Cortesi - Moncaro, maggiore
realtà marchigiana nel settore società cooperativa agricola di
Montecarotto (Ancona): i giudici hanno però concesso un termine
di soli 30 giorni - in luogo dei 60 giorni chiesti da debitore -
per elaborare un piano di risanamento in continuità per risanare
e soddisfare le richieste dei creditori, a fronte di una
situazione debitoria tra i 40 e 50 milioni di euro. Confermata
la nomina del custode e amministratore giudiziario, Marcello
Pollio, e imposti due commissari giudiziali che sono Fabio
Pettinato e Salvatore Sanzo.
La domanda di concordato con riserva si era innestata nel
procedimento avviato da due creditori con altrettante istanze di
fallimento per Terre Cortesi, vantando somme per complessivi 1,3
milioni di euro. Molto rigide le condizioni poste dal tribunale
su via libera al concordato: il debitore, si legge nei decreti,
"dovrà riferire con situazione scritta da depositarsi nel
fascicolo telematico della procedure ogni dieci giorni dalla
comunicazione del decreto e sino alla scenda del termine (30
giorni, ndr)... in ordine alla gestione finanziaria dell'impresa
e all'attività compiuta ai fini della predisposizione della
proposta e del piano, sotto la vigilanza del commissario
giudiziale"; la stessa periodicità per "depositare una relazione
sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria". I
commissari giudiziali dovranno mantenere i contatti con il cda
di Terre Cortesi e il custode e amministratore giudiziario
Pollio, riferendo "immediatamente al tribunale su ogni atto di
frode ai creditore non dichiarato nella domanda o su ogni
circostanza o condotta del debitore tali da pregiudicare una
soluzione efficace della crisi.
I giudici hanno confermato che, alla data della domanda per
accedere allo strumento per regolare la crisi d'impresa, "i
creditori non possono iniziare o proseguire azioni esecutive e
cautelari su patrimonio, beni e diritti con i quali viene
esercitata l'attività d'impresa"; e "non può essere pronunciata
sentenza di apertura di liquidazione giudiziale o di
accertamento dello stato di insolvenza".
Quanto al termine ristretto a 30 giorni, il Tribunale lo
giustifica con riferimento alla "pendenza di ben due istanze di
liquidazione per somme rilevanti" e alle "difficoltà nel
funzionamento del cda, riconosciute anche in sede di ispezione
ministeriale" ma anche con il fatto che Moncaro aveva già
conferito l'incarico ad "un pool di cinque professionisti per
predisporre un piano di risanamento".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA