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In evidenza
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In collaborazione con Università Statale Informa - Università degli Studi di Milano
Gli atti persecutori fatti via mail
o attraverso i social sono il reato che più volte hanno subito
le 5.244 persone che lavorano o frequentano l'università Statale
di Milano e che hanno risposto al questionario dell'indagine su
violenze di genere e atti molesti a sfondo sessuale che l'ateneo
ha portato avanti.
I primi dati sono stati resi noti oggi nella giornata della
donna durante l'evento 'le parole che non ho (ancora) detto.
Insieme contro la violenza' in cui si è parlato anche del nuovo
sportello d'ascolto 'Ad alta voce' che sarà attivo da aprile in
collegamento diretto con il Centro Antiviolenza della Clinica
Mangiagalli, che fa parte del Policlinico di Milano.
"All'accresciuta posizione femminile nella società - ha
spiegato la prorettrice alla Legalità Marilisa D'Amico -, fanno
da contraltare i problemi sul lavoro, di disuguaglianza e
ingiustizia, oltra al drammatico problema della violenza di
genere. Quest'anno in Statale la giornata dell'8 marzo
sottolinea l'impegno a tutti i livelli, didattico, scientifico e
di terza missione dell'Ateneo: dai risultati del questionario
sulla violenza contro le donne alle iniziative del centro di
ricerca Human Hall, alle nuove prospettive di ricerca che stiamo
sviluppando sull'intelligenza artificiale e sul suo impatto
discriminatorio nei confronti delle donne. Una giornata ricca di
prospettive e animata dalle necessità di ascolto e dalle
richieste delle nostre studentesse e dei nostri studenti".
Dall'indagine risulta che dopo gli atti persecutori via
social e simili (347) i reati segnalati maggiormente sono stati
diffamazione legata alla sfera sessuale (266), violenza sessuale
(218) e tentata violenza (212). Ad essere più colpite sono state
in particolare le persone con ruoli da borsiste, dottorande e
ricercatrici. E sono anche stati segnalati anche 844 casi di
conversazioni a sfondo sessuale o battute non gradite, 839
commenti sessisti riguardo a lavoro (attuale o futuro) e
commenti sgraditi o offensivi rispetto al fisico o
all'abbigliamento.
A riconoscere il ruolo che l'università ha nella lotta alla
violenza di genere sono state l'assessore regionale Elena
Lucchini e la vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo.
In collaborazione con Università Statale Informa - Università degli Studi di Milano
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