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In evidenza
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In collaborazione con Università degli Studi di Bergamo
In questo anno accademico sono
triplicati gli studenti del Polo universitario penitenziario
dell'università di Bergamo: dai quattro dello scorso anno sono
infatti passati a 12 gli iscritti. Numero non altissimo ma
comunque importante tenendo conto che quella di Bergamo è una
casa circondariale e quindi la maggior parte dei detenuti non
hanno condanne definitive ma sono in misura cautelare.
Giurisprudenza, economia aziendale, direzione d'impresa,
filosofia ma anche psicologia, scienze dell'educazione e
ingegneria delle tecnologie per l'edilizia sono i corsi di
laurea scelti dagli studenti in carcere, che sono 10 uomini e
due donne.
"Diversamente dai precedenti anni - ha osservato Anna
Lorenzetti, delegata del rettore al Polo universitario
penitenziario e docente di diritto costituzionale - vi è una
maggiore varietà di iscrizione ai corsi universitari e grazie
alla preziosa collaborazione degli uffici e dei docenti
coinvolti stiamo attivando percorsi di sostegno mirati, sotto
forma di tutorati".
Sarà a dicembre la proclamazione del primo laureato in
carcere, che comunque continuerà a studiare perché dopo la
triennale ha deciso di proseguire con la laurea magistrale.
"I numeri ci confortano circa la bontà del percorso
intrapreso - ha aggiunto il rettore Sergio Cavalieri -,
consapevoli della necessità di un costante impegno per un
obiettivo magari poco visibile per la comunità libera, ma
fondamentale nella costruzione di una società solidale"
L'iscrizione all'università, secondo la direttrice del carcere
Antonina D'Onofrio "è un'occasione per aprirsi alla società, un
valore che permette di 'guardare' con occhi diversi se stessi e
il mondo che ci circonda; un'opportunità per iniziare un nuovo
percorso di vita all'insegna dell'espressione di 'legalità' e
della 'cultura' ma anche del valore dell' 'umanità''" .
In collaborazione con Università degli Studi di Bergamo
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