La Corte d'Assise del tribunale di Busto Arsizio (Varese) ha rigettato l'istanza per l'accesso alla giustizia riparativa presentata da Massimo Ferretti, imputato con Adilma Pereira Carneiro, 49 anni, di origini brasiliane, e altre sei persone, per l'omicidio di Fabio Ravasio, investito a Parabiago (Milano) lo scorso 9 agosto.
Nell'ordinanza del presidente della Corte Giuseppe Fazio, viene precisato che non essendo ancora l'istruttoria aperta "non sussistono elementi sufficienti" per valutare "se l'intenzione sia seria e soprattutto significativa di un iniziale percorso di resipiscenza". Ferretti, ultimo presunto amante della "mantide" Adilma, sarebbe stato a conoscenza del piano per uccidere Ravasio. La 49enne lo ha accusato in sede di interrogatorio di essere l'ideatore del piano omicida. Nell'udienza dello scorso 27 gennaio Ferretti aveva letto una lettera indirizzata ai genitori di Ravasio chiedendo perdono, esprimendo il desiderio di poterli incontrare e spiegando di voler fare di tutto per risarcire il danno. I famigliari di Ravasio avevano rifiutato la possibilità di un incontro. Per la Corte Ferretti ha già dato un "effettivo contributo alla ricostruzione del fatto ma le dichiarazioni spontanee rese non consentono di superare le incertezze non risultando corroborate da azione concrete per riparare il danno".
Nel processo, la Corte ha accolto la richiesta di perizia psichiatrica a carico di Marcello Trifone, marito della 49enne. Trifone, che nella ricostruzione dell'accusa era sulla finta auto pirata che investì e uccise Ravasio simulando un incidente, è stato valutato in carcere da un consulente della difesa secondo il quale l'uomo è affetto da un grave disturbo della personalità ed "era incapace di intendere e di volere al momento del fatto" pur avendo "modeste ma sufficienti capacità di stare in giudizio". Trifone è consapevole di trovarsi in carcere e di stare affrontando un processo. Il perito, che giurerà davanti alla Corte il prossimo 3 marzo, dovrà valutare la capacità o meno dell'imputato sia al momento del fatto che di stare in giudizio oltre che la pericolosità sociale. La Corte ha invece rigettato la richiesta di perizia per Igor Benedito, figlio della 49enne, per l'accusa alla guida dell'auto che uccise Ravasio, non in relazione alla capacità di stare in giudizio del 26enne ma della capacità di intendere e di volere al momento del fatto.
La richiesta di risarcimento avanzata dalle parti civili ammonta, complessivamente, a due milioni 150 mila euro. Tre le parti civili ammesse al procedimento: Annamaria Trentarossi e Mario Ravasio, i genitori della vittima assistiti dagli avvocati Barbara D'Ottavio e Francesco Arnone e dal professor Francesco Camilletti, e Giuseppe Ravasio, cugino della vittima. I legali di parte civile hanno chiesto il sequestro conservativo dei beni nelle disponibilità dei quattro indagati, su otto a processo, che hanno beni mobili e immobili. Nei confronti di Adilma Pereira Carneiro, 49 anni, cittadina brasiliana accusata di aver pianificato l'omicidio di Ravasio, che era il suo compagno, è già stato eseguito, in sede civile e per altra causa, un sequestro di 800mila euro. Questo, secondo i legali di parte civile, diminuirebbe le garanzie per i loro assistiti di poter essere risarciti nel procedimento penale in corso. Di qui la richiesta presentata alla Corte.
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