Nel 1945 Jean Dubuffet iniziò la
sua collezione di opere di art brut, arte grezza, non filtrata,
non preoccupata di regole e convenzioni d'accademia. Un'arte
d'istinto, in qualche modo incontaminata. Nel 1971 donò la sua
collezione alla città di Losanna dove cinque anni dopo la
Collection de l'art brut ha aperto.
E proprio da Losanna viene la maggior parte delle opere
(oltre 70) in mostra fino al 16 febbraio al Mudec di Milano
nell'esposizione 'Dubuffet e l'art brut', realizzata da 24 ore
Cultura-Gruppo 24 ore, promossa dal Comune di Milano con il
patrocinio del Consolato generale della Svizzera e il partner
istituzionale Deloitte.
La mostra, curata dalle responsabile della collezione di
Losanna Sarah Lombardi e Anic Zanzi e dall'esperto di Dubuffet
Baptiste Brun, si apre con una sala dedicata alle opere di
Dubuffet e ai documenti sull'art brut e il tempo della sua
evoluzione, una seconda sala è dedicata alle opere di Art Brut
che l'artista francese ha collezionato, mentre le ultime due
sale ospitano un insieme di opere di Art Brut provenienti dai
cinque continenti e legato alle tematiche del corpo e delle
credenze.
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