"Ammesso, ma non condiviso, che
fosse stato possibile ricostruire l'effettiva posizione dei
cavi, l'effetto della diversa disposizione di alcuni dei cavi
secondari rispetto al progetto" avrebbe "comportato una
variazione delle tensioni sulla sezione, del tutto tollerabili".
E' quanto hanno spiegato in aula, al processo per il crollo del
ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime) i consulenti di Spea,
l'ex controllata di Aspi che si occupava delle ispezioni.
"In ogni modo - hanno proseguito i consulenti di parte - la
sicurezza dei tiranti dipende unicamente dalla quantità (e stato
di conservazione) e dalla resistenza dei cavi metallici, e non
dalla loro posizione. Pertanto, anche una traslazione di pochi
centimetri rispetto alla posizione di progetto non avrebbe avuto
alcuna influenza sulla resistenza ultima dei tiranti".
Oggi si è pure provato a fare una sorta di road map delle
future udienze. La settimana prossima parleranno altri
consulenti e poi gli ultimi imputati che hanno deciso di fare
dichiarazioni spontanee. L'istruttoria potrebbe finire, salvo
imprevisti, in un mese. Il processo verrebbe poi sospeso per
alcuni mesi per consentire ai pm dell'accusa di preparare la
requisitoria.
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