È fissato per martedì un tavolo di
confronto all'assessorato al Lavoro del Comune con la
partecipazione di tutte le sigle sindacali per affrontare i
problemi del Carlo Felice. Lo sciopero indetto dalla Cgil che il
12 ottobre scorso ha parzialmente bloccato il debutto del doppio
spettacolo prosa e lirica al Teatro Ivo Chiesa ('Il giro di
vite' di Henry James e 'The turn of the screw' di Britten,
ispirato allo stesso
romanzo di James) ha rappresentato lo sbocco di una tensione che
andava crescendo da tempo. Si parla di "difficoltà
organizzative" che 'Il giro di vite' ha acuito creando una
situazione molto ardua per i tecnici del Teatro lirico che
lamentano un organico ridotto e nonostante questo si sono
trovati ad agire su tre teatri contemporaneamente (Teatro Ivo
Chiesa, Carlo Felice e Teatro della Gioventù).
"La situazione per i tecnici non è cambiata - lamenta Sonia
Montaldo della Cgil -. È vero che le recite dell'opera di
Britten sono terminate, ma il personale del Carlo Felice
continua a lavorare per lo spettacolo in prosa ancora in scena".
Dopo lo sciopero c'era stato un confronto con il sovrintendente
Claudio Orazi: "Purtroppo non abbiamo avuto risposte - spiega
Montaldo - per cui abbiamo chiesto un incontro al sindaco, ma in
campagna elettorale non era possibile trovare il momento; così
abbiamo organizzato un sit-in davanti a Tursi e questo ha
portato all'invito dell'assessore Mascia per un confronto".
I temi sul tavolo sono diversi e condivisi anche da altre
sigle sindacali come lo Snater che ha dichiarato da tempo lo
stato di agitazione: "C'è il problema degli organici tecnici -
spiega Anna Rita Cecchini dello Snater - ma ci sono anche altri
temi come il discorso stipendiale, i buoni pasto, la
flessibilità di coro e orchestra". C'è, anche, una diffusa
preoccupazione a fronte di una programmazione considerata poco
appetibile per il grande pubblico: va benissimo Britten, è il
commento che circola, ma andrebbero inseriti anche titoli più
'popolari' e soprattutto si dovrebbe riservare qualche spazio
anche a generi come musical e operette che possono richiamare un
pubblico nutrito.
"E poi andrebbe fatta una politica differente verso i giovani
- sostiene Cecchini -. Da tempo sosteniamo che si dovrebbe
tornare nelle scuole come si faceva un tempo. Portare i giovani
a teatro è fondamentale, ma in una modalità differente, con
attenzione maggiore agli spettacoli che si propongono loro". Il
rischio se non si sceglie con criterio, si sostiene, potrebbe
essere quello di perdere e non di conquistare un pubblico del
futuro.
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