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Saman: la difesa del padre, 'perizia sul video dello zaino'

Saman: la difesa del padre, 'perizia sul video dello zaino'

L'accusa mette in fila le registrazioni delle ultime ore

BOLOGNA, 25 febbraio 2025, 15:51

Redazione ANSA

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Quando Saman Abbas uscì di casa a Novellara per l'ultima volta, attorno alla mezzanotte del 30 aprile 2021, portava uno zainetto sulle spalle. Quando il padre Shabbar rientrò, circa sei minuti dopo, aveva in mano un oggetto: secondo la sentenza che lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio della 18enne si trattava dello zaino della figlia e rappresentava un indizio a carico. Ma per la difesa non c'è certezza, anzi, una consulenza tecnica di parte sulle immagini dei due frangenti, affidata ad un informatico forense, dice che non c'è compatibilità tra i due oggetti. Per questo, tra le richieste che il difensore dell'imputato, avvocato Sheila Foti, pone alla Corte di assise di appello in vista del processo al via giovedì a Bologna, c'è quella di disporre una perizia per comparare l'immagine dello zaino di Saman con l'oggetto in mano al padre.
    Davanti ai giudici, oltre a Shabbar, potranno comparire la madre di Saman, Nazia Shaheen, per la prima volta in aula dopo l'estradizione in Italia di agosto, anche lei condannata all'ergastolo dalla Corte di assise di Reggio Emilia. Poi lo zio Danish Hasnain, condannato a 14 anni e i due cugini della ragazza, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, assolti in primo grado e per cui la Procura ha impugnato. La pm di Reggio Emilia Maria Rita Pantani e la pg Silvia Marzocchi hanno chiesto una rinnovazione per poter risentire alcune persone, tra cui il fratello di Saman, il datore di lavoro dei familiari, Ivan Bartoli, il perito archeologo forense Dominic Salsarola e il maggiore dei carabinieri Antonio Pallante.
    La Procura, che ha fatto appello anche sul riconoscimento della premeditazione, chiede poi di acquisire un video realizzato mettendo in sequenza le varie registrazioni del 29 e 30 aprile 2021, in diversi momenti e da diverse telecamere, così da rendere possibile una visione di insieme delle mosse dei familiari imputati nelle ultime ore di vita della giovane. La Procura chiede anche di poter far entrare nel processo le condizioni meteo del 29 aprile, documentate da Arpae. Obiettivo è dimostrare che quel giorno non avvennero fenomeni di maltempo tali da richiedere lavori eccezionali: così infatti si giustificarono le difese dei cugini, ripresi con lo zio il 29 con attrezzi in mano. Per l'accusa era la prova che stavano andando a scavare la fossa per la 18enne, ma la Corte di assise non ha accolto questa impostazione.
   

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