Cresce del +3,8% il fatturato
delle cooperative che si occupano di agricoltura biologica, con
margini di crescita all'estero. Vino e ortofrutta sono i
prodotti più commercializzati. È questa la fotografia che emerge
da un'indagine sulla cooperazione biologica, condotta da Ismea
nell'ambito della Rete Rurale Nazionale. Lo studio è stato
presentato nel corso di un'iniziativa organizzata da
Fedagripesca Confcooperative al Sana a Bologna.
L'indagine ha interessato un campione di cooperative
proprietarie dei marchi leader del comparto biologico presenti
nella Gdo e nella distribuzione specializzata, che hanno
fatturato in totale 2,7 miliardi di euro nel 2003.
Una cooperativa su due tra quelle interessate
commercializza i propri prodotti anche all'estero con buoni
margini di crescita e oltre l'86% è in possesso di una ulteriore
certificazione, come Dop, Igp, Stg o una certificazione di
processo. Molto alta l'attenzione delle cooperative biologiche
verso la sostenibilità delle produzioni: più del 75% utilizza
energie rinnovabili, di queste oltre il 92% è anche produttore
di energia.
Tra le cooperative che hanno partecipato all'indagine, le
motivazioni che dovrebbero stimolare le aziende agricole
biologiche a conferire in cooperativa le proprie produzioni sono
riferibili a logiche di filiera come una equa e tempestiva
remunerazione ai soci (25%), accordi lungo la filiera, che danno
la certezza del prezzo (24%), organizzazione della domanda e
dell'offerta con conseguente facilità di conferimento del
prodotto (28%), fornitura di servizi continui di assistenza
tecnica (15%).
"La frammentazione del settore agricolo italiano - fa notare
Francesco Torriani, presidente del Settore biologico di
Confcooperative, alla quale aderiscono la maggior parte delle
cooperative analizzate - è una criticità che può essere
affrontata attraverso l'aggregazione tra produttori, mettendo
insieme l'intera filiera, dalla produzione fino alla
commercializzazione del prodotto finito, migliorando di
conseguenza l'efficienza e la distribuzione del valore lungo
della filiera a vantaggio del produttore e del consumatore
finale. L'aggregazione consente inoltre di realizzare
investimenti in innovazione e offrire servizi di valore come
certificazione e digitalizzazione, permettendo di perseguire
l'obiettivo della produttività e distintività, binomio
strategico per il futuro dell'agricoltura biologica"
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