Una mostra monografica dedicata ai
ritratti di Carlo Mattioli (Modena, 1911 - Parma, 1994), nel
trentesimo anniversario della scomparsa, sarà ospitata nella
Reggia di Colorno (Parma) da domani, 5 ottobre, al 12 gennaio.
L'esposizione, curata da Sandro Parmiggiani e Anna Zaniboni
Mattioli, nipote dell'artista, riunisce una sessantina di opere
e si apre con i sedici ritratti di storici personaggi colornesi
conservati nella sala del Consiglio Comunale e commissionati
all'artista nel 1963 da Augusta Ghidiglia Quintavalle, storica
dell'arte e Sovrintendente alle Gallerie di Parma. Un corpus,
questo, che si muove scopertamente sulla corda dell'ironia.
Alcuni di essi giocano su una trasposizione divertita dei
volti: Ottobono Terzi diventa il poeta Attilio Bertolucci, il
filosofo Zaccaria Olivieri, il pittore Carlo Carrà e il vescovo
Martino da Colorno, il papa regnante Giovanni XXIII.
L'esposizione prosegue con una lunga sequenza di ritratti che si
avvicinano progressivamente all'intimità dell'artista:
intellettuali, poeti, artisti da lui frequentati e stimati al
tempo dell'Officina Parmigiana fino ai più celebri colleghi
(Renato Guttuso, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Giorgio De
Chirico, Ottone Rosai, Giacomo Manzù). Il nucleo più sentito e
privato chiude la sequenza con i ritratti di famiglia - la
moglie Lina, la figlia Marcella, l'amata nipote Anna,
raffigurata nelle varie età della vita, dall'infanzia
all'adolescenza - e gli autoritratti. Le opere provengono da
Musei e istituzioni pubbliche e da collezioni private.
Carlo Mattioli, pittore e disegnatore tra i più importanti
del secolo scorso, ha affrontato molti temi: Parma, la sua
città, la natura morta, il paesaggio, tormento e riflessione
come nelle Aigues mortes, i cieli, l'illustrazione di testi
capolavori della letteratura mondiale. "I ritratti di Mattioli -
sottolinea Parmiggiani - sono apprezzati dagli appassionati
della sua pittura e dagli studiosi dell'arte del Novecento tra
gli esiti più alti della sua attività, nei tratti esasperati dei
volti e della postura dei corpi, in una latente, talvolta
dissacrante, ironia".
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